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Dickens e il “Canto di Natale”: le due visioni contrapposte di Malthus e Say

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di JERRY BOWYER «E visto che me lo chiedete, signori, ecco la mia risposta. Io non festeggio il Natale e non posso permettermi il lusso di fornire ai fannulloni i mezzi per festeggiarlo. Io do il mio contributo alle istituzioni che ho citato: costano già abbastanza; e chi si trova in miseria faccia ricorso a quelle. Molti non sono in condizione di farlo, e molti preferirebbero piuttosto la morte. In tal caso, si accomodino, così diminuirebbe l’eccesso di popolazione». È stata questa frase - l’eccesso di popolazione – a mettermi la pulce nell'orecchio sulle idee filosofiche di Charles Dickens. Qui egli prende di mira il padre della filosofia della “crescita zero”, Thomas Malthus, le cui idee erano ancora in voga al tempo della stesura del Canto di Natale. Malthus stesso aveva raggiunto l'”eccesso di popolazione” solo nove anni prima, ma le sue idee hanno resistito all'incedere del tempo. Ma cosa stava facendo in realtà Charles Dickens quando scrisse Canto
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