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Dio ci scampi dai ministri a 5 stelle

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di MATTEO CORSINI

La presentazione della lista dei ministri che farebbero parte di un ipotetico governo a guida M5S non ha riservato, almeno per quanto mi riguarda, particolari sorprese. In tutti i ministeri che hanno una qualche attinenza con l’economia sono state indicate persone keynesiane, magari che si autodefiniscono “keynesiano eretico”, come Andrea Roventini, professore associato alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, indicato per il ministero dell’Economia.

Ecco alcune perle: Le crisi finanziarie e la grande recessione del 2008 sono anche il frutto di teorie sbagliate, improntate al liberismo e alla deregolamentazione sfrenata dei mercati finanziari. Lo dicono Nobel come Stiglitz e Krugman. Per questo ho cercato di pensare fuori dal coro sviluppando modelli keynesiani e schumpeteriani basati sulla teoria dei sistemi complessi”.

Ah beh, se lo dicono Stiglitz e Krugman c’è poco da obiettare… E in effetti non mi stupirei se, tra una sciocchezza e l’altra, anche Roventini lanciasse l’idea di immaginare un attacco alieno per giustificare un aumento della spesa pubblica per la difesa, che aumenta la domanda aggregata e, quindi, il Pil in puro stile keynesiano.

Non mi stupirei se stesse pensando a quello quando afferma:L’importante è presentarsi al tavolo europeo con proposte credibili. Nel nostro Def non ci sarà spazio per idee bizzarre o utopistiche, ma porremo maggiore attenzione al tema della crescita e degli investimenti pubblici, mantenendo l’equilibrio dei conti”.

Come fare a mantenere l’equilibrio dei conti? Ovviamente facendo volare il Pil: Il rapporto debito/Pil deve certamente calare, principalmente attraverso la crescita e non surplus crescenti di bilancio. Oggi i moltiplicatori fiscali sono maggiori di uno: va colta questa opportunità attraverso investimenti a sostegno dell’innovazione. Inoltre tassi d’inflazione superiori a quelli attuali e vicini al 2%, l’obiettivo della Bce, contribuiranno a ridurre il rapporto. Il parametro del 3% deficit/Pil è un feticcio. Va rispettato, ma in maniera flessibile. Dialogheremo con gli altri Paesi per cambiare il Fiscal compact”.

In questa via alla prosperità mediante magiche moltiplicazioni dei pani e dei pesci, va detto che il M5S è in sintonia con praticamente tutte le altre principali forze politiche, anche quelle che si autodefiniscono (senza alcun pudore) liberali. Però qui ci sono gli studi teorici a supporto… “Studi teorici ed empirici dimostrano che le politiche di austerità sono auto-distruttive. Il debito va tenuto sotto controllo, ma è ora di rilanciare la crescita. In ogni caso si possono fare tagli mirati alla spesa realizzando il piano Cottarelli e tagliando agevolazioni fiscali improduttive”.

Posto che di austerità si è fatta più teoria che pratica, quanto meno per quanto riguarda i consumatori netti di tasse, se si tagliano solo le agevolazioni fiscali in realtà si tratta di un (ulteriore) aumento di tasse, a parità di altre condizioni.

E non poteva mancare il pezzo forte del reddito di cittadinanza: Il M5S propone reddito di cittadinanza e congelamento della legge Fornero con la quota 41. È sostenibile? Non miriamo a un’abolizione tout court della riforma Fornero ma a un suo superamento. A mio giudizio è sostenibile. In ogni caso, penso che dopo 40 anni un lavoratore abbia diritto ad andare in pensione. Il mio amico e collega Pasquale Tridico ha proposto un piano per finanziare il reddito di cittadinanza o meglio il reddito minimo condizionato.”

Tridico sarebbe l’ipotetico ministro del lavoro, colui che teorizza che con il reddito di cittadinanza gli scoraggiati si rimetterebbero alla ricerca di un lavoro e, così facendo, genererebbero un aumento del Pil potenziale, quindi dell’output gap. Ciò consentirebbe all’Italia di avere più “flessibilità” ossia più deficit.

Se vi sembra una follia, non state avendo delle allucinazioni. Il problema è che questi signori non dicono queste cose esibendosi in uno spettacolo di cabaret, ma prendono se stessi terribilmente sul serio.

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