di PIETRO AGRIESTI
Dopo i fatti del 6 gennaio la destra americana, i repubblicani, gli elettori di Trump, i conservatori, i libertari, sono stati sempre più spesso e sempre più indiscriminatamente dipinti come terroristi domestici, sempre più persone sono state classificate sotto l’etichetta estrema destra, comprese persone come Glenn Greenwald, Matt Taibbi, Joe Rogan, Jordan Peterson, James Bovard, etc… che non sono evidentemente tali, e sono state chiamate esplicitamente neofasciste.
L’amministrazione Biden ha proposto un Board contro la disinformazione, un Patrioct Act domestico, e una serie di leggi liberticide contro il Primo emendamento. In realtà quello che è emerso nel corso del tempo sui rapporti tra politica, apparati statali, Fbi, media e social, è tale da giustificare pienamente in qualsiasi persona ragionevole la sensazione che il gioco democratico fosse pesantemente truccato.
La stessa reazione che senza questa premessa può apparire irrazionale, assurda, ingiustificatamente violenta e anti democratica, con questa premessa va giudicata in tutt’altro modo. La rottura del patto democratico, fatto di garanzie reciproche, pesi e contrappesi, diritti civili e politici basilari garantiti a tutti i cittadini, diritti delle opposizioni e delle minoranze, soprattutto politiche e ideologiche, uguaglianza davanti alla legge, rispetto dello stato di diritto e della costituzione, rende comprensibile e in parte giustifica quella reazione. Al di là di quanto possa essere intelligente o stupida, utile o controproducente.
Quello che è uscito anche di recente sulla copertura mediatica completamente assurda e bugiarda del Russiagate, della questione dei troll russi, dello scandalo Hunter Biden e di tante altre questioni, rende evidente, documentato e incontrovertibile il fatto che il gioco democratico sia stato del tutto truccato. Da qui, e non dal fatto che decine di milioni di persone sono impazzite, viene la sfiducia così diffusa in America nelle istituzioni, nel governo, nei media mainstream. È una sfiducia ragionevole, giustificata, comprensibile e condivisibile. E finché i Dem, Biden, i liberal progressisti e il resto di chi li accompagna, la affronteranno con la criminalizzazione dei loro avversari, l’adozione di leggi repressive, ulteriori violazioni plateali della costituzione e dei diritti civili e politici dei cittadini, nuove accuse sempre più false, indiscriminate, e violente, questa sfiducia non potrà che crescere, fino a livelli estremi, ma ragionevoli e comprensibili di fronte alla gravità, alla violenza e alla follia di quel che sta accadendo.
L’incapacità di rendersi conto di tutto questo ha dell’incredibile, sembra di assistere a una sorta di psicosi di massa, che sta facendo deragliare una intera società. La speranza di rompere questo incantesimo e uscire da questo circolo vizioso viene esattamente da quelle figure indipendenti del giornalismo, dell’informazione, della politica, della società civile, che tanto prese in giro, attaccate, insultate, e censurate dal circo mainstream, sono le uniche a stare facendo qualcosa per salvare la convivenza civile, battendosi per ristabilire la libertà di espressione e i diritti del dissenso, per rendere pubblici i rapporti malati tra media, politica e apparati di sicurezza, portare in tribunale figure come Fauci, e ristabilire un minimo di trasparenza, responsabilità e stato di diritto.
Ha fatto di più Substack per la convivenza civile, quando ha spiegato che non avrebbe adottato le logiche di moderazione che adottavano gli altri, e ha dato spazio e voce alla libera discussione sul covid e le misure non farmaceutiche, sulle leggi elettorali, sulle questioni trans, sul Russiagate, sulla guerra in Ucraina, e su tutto il resto, di tutti gli altri. E lo stesso vale per Rumble. E lo stesso vale per i Twitter Files. E per tutto il resto.
Chi sta ridando spazio e senso alla discussione pubblica, in contrasto con la censura e il controllo politico dell’informazione, sta combattendo una giusta battaglia, da qualsiasi parte politica provenga e quali che siano le sue personali opinioni nel merito di qualsiasi questione.