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Draghi blandisce i giovani dopo averne distrutto il presente e rubato il futuro.

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di ROBERTO BRAZZALE

Il grado di deformazione della realtà operato dalla propaganda di sistema ha toccato ieri uno dei suoi apici quando, al Meeting di CL a Rimini, l’ex presidente della BCE Mario Draghi si è lanciato in un appello a favore dei “giovani”, affinché non siano “privati del loro futuro” e perché a loro favore si “investa in istruzione, formazione delle nuove competenze, innovazione, ricerca, digitalizzazione dell’economia”.
Come da copione, d’ogni angolo del Bel Paese si sono levate laudi e giubilo per la sortita del banchiere centrale la quale potrebbe essere archiviata come una serie di consunte banalità se non provenisse da un personaggio che più di ogni altro ha condizionato ed indirizzato al peggio la politica dell’Italia e dell’intera UE nell’ultimo decisivo decennio.
Fuori di metafora, ci sembra che l’ex banchiere centrale farebbe bene a spiegare ai giovani ciò che per loro ha fatto nei lunghi anni in cui ha avuto nelle sue mani il massimo potere del continente, quello monetario, in particolare rispondendo alle seguenti domande:
  • 1) in che modo ritiene che “i giovani” potranno in futuro richiamare i 4,5 mila miliardi di Euro creati dal nulla durante il suo mandato in BCE, ben prima del Covid-19 ed in tempi di ciclo economico europeo del tutto ordinario?
  • 2) in che modo ritiene che “i giovani” tedeschi, italiani, olandesi, spagnoli, ecc., potranno un domani appianare i rapporti di debito/credito delle rispettive banche centrali nazionali, esplosi durante il Suo mandato ed oggi ben oltre i 1.000 mld di euro, dunque, più semplicemente, riequilibrare i rapporti di credito/debito tra i rispettivi stati senza scatenare dilanianti conflitti politici?
  • 3) ritiene che nel periodo del suo mandato alla presidenza alla BCE (2011-2019) senza gli acquisti incondizionati di titoli di stato italiani sul mercato secondario per un importo complessivo di circa 500 mld, scorciatoia senza condizionalità e limiti offerta in alternativa alle misure di sostegno a fronte di impegno previste dall’ordinamento UE, la Repubblica Italiana avrebbe potuto continuare ad evitare di riformarsi ed avrebbe potuto superare il 140% di debito/PIL, aumentatdo di continuo la propria spesa pubblica improduttiva e perfino varando nuove misure demagogiche come “quota 100”, “reddito di cittadinanza”, “bonus cultura”, ecc.ecc.?
  • 4) ritiene che senza la garanzia dell’acquisto incondizionato della BCE dei titoli di stato italiani attraverso misure quali QE e simili, i governi succedutisi in Italia durante il suo mandato in BCE avrebbero potuto insediarsi e reggere?
  • 5) ritiene che la monetizzazione dei deficit pubblici, vietata espressamente dai trattati ma introdotta “de facto” in Eurolandia dalla sua presidenza sia propizia o meno alle future generazioni europee?
  • 6) ritiene il presidente Draghi che la sua azione come governatore della Banca d’Italia (2005-2011) sia esente da responsabilità in ordine alla disastrosa situazione in cui il sistema bancario italiano si è venuto a trovare nel decennio scorso ed ancora per larga parte versa ed alla distruzioone di risparmio di milioni di famiglie ed imprese?
  • 7) ritiene che la difesa ad oltranza del progetto di moneta unica anche di fronte alla palese impossibilità di portare a compimento l’unificazione europea, sia una scelta per il futuro dei giovani o per il presente dei vecchi?  
  • 8 ) ritiene che un giovane italiano possa intraprendere una nuova impresa o mantenerne in vita una preesistente dovendo competere con concorrenti operanti in paesi efficienti e virtuosi, a basso debito e equilibrata tassazione, quando in Italia i costi e le inefficienze di sistema sono nettamente e strutturalmente superiori e non vi è la possibilità di compensarle con un naturale aggiustamento del cambio? E’ possibile per loro operare in un paese con il 150% di debito pubblico quando i concorrenti operano in paesi a metà debito, ma tutti usano la stessa valuta?
  • 9 ) come commenta il presidente il fatto che ogni anno dall’Italia “fuggano” oltre 130.000 cittadini per la maggior parte in età lavorativa e di buona o elevata preparazione professionale?
  • 10) può illustrarci il presidente Draghi quali iniziative politiche o tecniche abbia personalmente adottato nella sua carriera per andare incontro alle giovani madri ed ai giovani padri e, più in generale, a favore di una tutela della filiazione e del lavoro femminile?
  • 11) con quali risorse pensa che si possa in futuro “investire in istruzione, formazione delle nuove competenze, innovazione, ricerca, digitalizzazione dell’economia” se durante il suo mandato la BCE ha inondato Eurolandia di nuova moneta (cioè debito) per alimentare la spesa corrente dei “vecchi” del presente, impegnando ogni capacità di impegno finanziario per alimentare welfare, spesa pubblica, attivi finanziari?
Queste sono le prime domande che ci vengono in mente, così, di getto, ma potrebbero seguire molte altre. Di certo nessuno risponderà e di certo in futuro “i giovani” blanditi da Mario Draghi non avranno strumenti per riconoscere le immense responsabilità di quel signore e l’insostenibile ipoteca che ha contribuito da protagonista a porre sul loro futuro.
Sappiamo, con il tempo i rapporti causa effetto si confondono, le tracce si perdono, il rumore di nuovi eventi nasconde il segnale di quelli precedenti e l’opinione pubblica troverà più attuali capri espiatori verso i quali indirizzare la propria riprovazione.
La valutazione delle opere di quel signore rimarrà materia di eruditi, analisi inoffensiva e opinabile circoscritta nei corridoi ammuffiti di qualche istituzione. I responsabili saranno per lo più defunti tra gli allori di stato.
E i giovani? Saranno molti di meno di quelli che avrebbero potuto essere, molto più poveri di quello che avrebbero potuto essere, molto più in conflitto con i propri coetanei europei di quello che avrebbero potuto essere, molto più altrove di dove avrebbero potuto essere.

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2 COMMENTS

  1. Tra tante giuste considerazioni non ci voleva proprio quel riferimento alla possibilità di aggiustare con il cambio i costi e le inefficienze di sistema. Lasciamo che sia Borghi Aquilini a pronunciare queste bestemmie.

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