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Due test fondamentali per verificare chi capisce qualcosa di economia

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di AURELIO MUSTACCIUOLI

Ci sono due test infallibili per riconoscere un buon economista: il test di Hayek e il test di De Soto.

Il test di Hayek consiste nel capire che “la domanda di merci NON equivale alla domanda di lavoro”. Ovvero che aumentare i consumi non vuol dire aumentare l’occupazione.

Il test di De Soto è ancora più cruciale, e consiste nel comprendere che “l’iniezione (inflazione) e la manipolazione monetaria alla fine sono  SEMPRE dannose e NON possono mai creare ricchezza sostenibile”.

Nessun economista keynesiano o monetarista supererebbe questi due semplici test, incluso la nostra più illustre personalità economica, Mario Draghi, e verrebbero pertanto tutti bocciati all’esame di economia di una università libera. Ma vediamo brevemente di capire i due test.

Perché la domanda di merci non crea occupazione netta? Perché la domanda di merci viene stimolata dal consumo che avviene per definizione a scapito del risparmio e conseguentemente della domanda di beni di investimento (che è dove si scarica il risparmio). E poiché la maggior parte dell’occupazione avviene nelle fasi produttive più lontane dal consumo, quelle relative alla produzione di beni di investimento appunto, un aumento del consumo immediato è sempre dannoso per l’occupazione dedicata all’investimento, e quindi all’occupazione netta.

I keynesiani non hanno mai capito che le aziende possono guadagnare anche quando i prezzi non crescono (e quindi non aumenta la domanda di beni di consumo). Come si fa? Beh, se non aumentano i ricavi, si possono ridurre i costi. Un modo per farlo è sostituire il fattore lavoro (diventato più oneroso perché i salari reali sono aumentati per effetto della riduzione dei prezzi) con beni di capitale (automazione, informatizzazione, e-commerce, ecc), e liberare risorse lavorative che in una società con bassa rigidità nel mercato del lavoro (non purtroppo la nostra) verrebbero impiegate appunto nella produzione di beni di consumo. È l’effetto Ricardo, descritto già alla fine del ‘700 dal noto economista inglese, David Ricardo.

In definitiva le macchine non distruggono lavoro. Certo, se le macchine diventassero autoconsapevoli (intelligenti), in grado di costruire autonomamente altre macchine e in competizione con la specie umana, sarebbe un’altra storia, ma per ora questo è solo oggetto di film di fantascienza.

Veniamo ora all’altro test. Perché l’aumento di offerta monetaria non crea ricchezza sostenibile? Banalmente perché non si crea ricchezza stampando moneta o stimolando l’espansione del credito non sostenuta dal risparmio ma solo dal debito (ovvero attraverso una vera e propria creazione di moneta dal nulla grazie al meccanismo di riserva frazionaria che consente alle banche di emettere credito e debito contestualmente attraverso una semplice operazione contabile).

Al contrario si innescano meccanismi di ridistribuzione di ricchezza che va dall’ultimo che riceve la nuova moneta emessa verso i primi che la ricevono e dai risparmiatori verso i soggetti indebitati, in definitiva dai più deboli (salariati) ai più forti (soggetti collusi con banche e stato) e da chi sostiene lo sviluppo imprenditoriale con soldi veri a chi lo fa con soldi facili e non sudati.
L’espansione monetaria corrompe il sistema di prezzi e il sano sviluppo di mercato e innesca fasi di boom e di bolle finanziarie che poi si risolvono sempre in fasi recessive e di disoccupazione di massa. In definitiva si baratta in modo immorale e soprattutto a scapito dei giovani un benessere effimero dell’oggi con un impoverimento e una grave crisi di domani.

Ecco, ora anche voi sarete in grado di superare il test di Hayek e di De Soto, un risultato che vi pone una spanna sopra la maggior parte degli economisti nella comprensione del mondo.

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1 COMMENT

  1. Credo che i “nostri Bravi al governo” conoscano molto queste tesi e – consapevolemnte – le usino pro domo loro.
    Non credo sia una questione di economia ma di visione, oserei dire, antropologica…
    nella quale si sentono di poter dire “io so’ io e voi nun siete un ca…”

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