di GIANMARCO LUCCHI
Il giorno dopo le dimissioni di Bossi non tira una bella aria. L'ormai ex segretario arriva in mattinata in via Bellerio e, probabilmente dopo una serata di martellamenti da parte della famiglia e di qualche cerchista, sembra meno disposto di ieri a ritagliarsi il ruolo di padre nobile. E infatti rispondendo ai giornalisti che lo incalzano e gli chiedono se si candiderà pe ril congresso federale, risponde che lo dirà dopo che sarà fissata la data dell'assise. E già questo è un segno in contrasto con quanto emerso ieri. Poi è tornato a difendere il figlio Renzo, sostenendo che gli avrebbe mostrato le prove che l'auto se la paga da solo, quando invece due giorni fa, in occasione della segreteria politica, gli avevano spiegato in lungo e in larga che con i soldi della Lega venivano pagate le auto ed erano stati finanziati con circa 300 mila euro sia l'acquisto del diploma che quello della laurea in corso. Anche questa difesa deve essere conseguente al martel
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