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Autodistruzione degli imperi e la fine del mondo…

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di JEFF THOMAS

Gli imperi si costruiscono attraverso la creazione e/o l’acquisizione di ricchezza. L’Impero romano nacque grazie alla produttività del suo popolo e alla conseguente acquisizione di ricchezza appartenente a coloro che invase. L’impero spagnolo iniziò con la produttività e si espanse attraverso l’uso della sua grande armata di navi saccheggiando il Nuovo Mondo del suo oro. L’Impero britannico iniziò attraverso la produttività localizzata e crebbe attraverso la creazione di colonie in tutto il mondo, colonie che sfruttò, riportando la ricchezza in Inghilterra per renderla il paese più ricco del mondo.

Nell’età vittoriana, noi inglesi eravamo orgogliosi di dire: «Ci sarà sempre un’Inghilterra” e “Il sole non tramonta mai sull’Impero britannico”». Allora, dove abbiamo sbagliato? Perché non siamo più l’impero più importante del mondo? Perché abbiamo perso non solo la maggior parte delle nostre colonie, ma anche la maggior parte della nostra ricchezza?

Bene, per prima cosa diamo uno sguardo agli altri imperi sopra menzionati e vediamo come se la sono cavata.

Roma è stata probabilmente il più grande impero che il mondo abbia mai visto. Gli operosi romani organizzarono grandi eserciti e andarono in altre parti del mondo, sottomettendo e impossessandosi della ricchezza che altri avevano accumulato nel corso delle generazioni. E finché c’erano altre terre conquistabili, appena oltre la collina successiva, questo approccio era molto efficace. Tuttavia, una volta che Roma dovette affrontare rendimenti decrescenti sulle nuove terre da conquistare, divenne evidente che quelle terre che aveva conquistato dovevano essere mantenute e difese, anche se erano rimaste sempre meno ricchezze che potevano essere confiscate.

Le terre conquistate avevano bisogno di costosi eserciti e burocrazie per mantenerle sottomesse, ma non si pagavano più da sole. Le colonie “correvano in perdita”. Nel frattempo Roma stessa era diventata molto viziata. I suoi politici seguitavano a promettere agli elettori sempre più “pane e spettacoli”, per mantenere la loro carica politica. Quindi, le casse venivano prosciugate sia dalle colonie che dalle spese in patria. Infine, nel tentativo di evitare di perdere il potere, i leader romani intrapresero guerre molto costose. Questo fu l’ultimo atto di paralisi economica e avviò l’autodistruzione dell’impero.

La Spagna era una nazione altamente produttiva che attaccò con successo i suoi vicini e accrebbe la propria ricchezza, per poi diventare molto più ricca quando navigò verso ovest, saccheggiando le Americhe dell’argento e dell’oro che avevano accumulato per centinaia di anni.

L’improvvisa aggiunta di questa ricchezza permise ai re spagnoli di essere generosi con il popolo e, come a Roma, gli spagnoli divennero davvero molto viziati. Ma una volta che l’oro e l’argento che provenivano dal Nuovo Mondo si furono ridotti a un rivolo, i fondi per il mantenimento dell’impero iniziarono a prosciugarsi. Peggio ancora, i vecchi nemici dell’Europa bussavano alla porta, sperando di pareggiare i vecchi conti. Nel tentativo di mantenere l’impero, il re intraprese una vasta guerra in Europa, prosciugando rapidamente le finanze reali e, come Roma, l’impero spagnolo si autodistrusse.

In epoca vittoriana, l’Impero britannico non aveva eguali nel mondo. Entrò nella rivoluzione industriale ed era altamente produttivo. Inoltre traeva ricchezza dalle sue colonie sotto forma di attività mineraria, agricola e industriale. Ma, come altri paesi europei, si tuffò rapidamente nella Prima Guerra Mondiale e, poiché la guerra diminuisce sempre la produttività interna mentre richiede ingenti spese all’estero, l’Impero britannico fu messo in ginocchio alla fine della guerra. In seguito, nel 1939, il gioco riprese di nuovo e la Gran Bretagna fu trascinata nella seconda guerra mondiale. Alla fine della guerra si poteva ancora dire che ci sarebbe sempre stata un’Inghilterra, ma la sua ricchezza era stata prosciugata e, una dopo l’altra, le sue colonie avrebbero abbandonato la nave. I giorni dell’impero erano finiti.

Nella breccia si infilarono gli Stati Uniti. All’inizio della Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti non presero parte ai combattimenti ma, poiché avevano vissuto la propria rivoluzione industriale, fornirono beni, cibo e armamenti alla Gran Bretagna e ai suoi alleati. Poiché non ci si poteva fidare che la sterlina e le altre valute europee non si gonfiassero per via inflattiva, i pagamenti venivano effettuati in oro e argento. Quindi gli Stati Uniti stavano espandendo la propria produttività in un mercato garantito, vendendo a prezzi più alti, utilizzando i profitti per creare fabbriche più grandi ed efficienti e venendo pagati in oro.

Poi, nel 1939, tutto accadde di nuovo. Anche se alla fine gli Stati Uniti si unirono ad entrambe le guerre, lo fecero molto più tardi della Gran Bretagna e dei suoi alleati. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti disponevano di una forza lavoro giovane e vivace, poiché avevano perso meno uomini in guerra. Avevano anche fabbriche moderne, pagate da altre nazioni, che ora potevano essere utilizzate per produrre beni in tempo di pace per loro stessi e per il resto del mondo in modo più efficiente di chiunque altro. E (e questa è una “e” molto grande) nel 1945 possedevano o controllavano i tre quarti dell’oro mondiale poiché lo avevano drenato dalle nazioni in guerra nelle prime fasi del conflitto. Ciò consentì agli Stati Uniti di invitare i leader del dopoguerra a Bretton Woods per spiegare che, in quanto detentori della ricchezza mondiale, avrebbero dettato quale sarebbe stata la valuta di default del mondo: il dollaro.

Ma tutto questo era minacciato dal fatto che, quando le nazioni ormai più povere del mondo vendevano i loro beni agli Stati Uniti, anch’esse, a cominciare dai francesi, cominciarono a chiedere di essere pagate in oro. E così, negli anni successivi, l’oro di Fort Knox cominciò a ritornare verso est, da dove era venuto negli anni precedenti. Nel 1971, questo flusso fu interrotto, poiché gli Stati Uniti, ancora l’impero più importante, avevano il potere di rimuovere semplicemente tutto il valore intrinseco dal dollaro e trasformarlo in una valuta a corso forzoso. I pagamenti in oro terminarono.

Andiamo avanti velocemente fino all’era post-millennio e vediamo che l’America, come gli imperi precedenti, ha terminato la sua acquisizione di oro dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma la sua gente è stata viziata dai leader politici che promettevano sempre più pane e spettacoli. La produttività che aveva portato alla sua forza iniziale stava morendo e il paese spendeva più di quanto guadagnava. Alla fine, cercò di mantenere la sua egemonia attraverso la guerra, iniziando così un drammatico drenaggio della sua ricchezza.

Come altri imperi prima, gli Stati Uniti sono ora sul punto di rinunciare alla corona dell’impero. Se c’è qualche differenza questa volta, è che il suo collasso sarà molto probabilmente assai più spettacolare di quello degli imperi precedenti. Tuttavia, proprio come nei crolli precedenti, coloro che meno capiscono che il crollo è dietro l’angolo sono quelli che sono più vicini al suo centro. Chiaramente, la maggioranza degli americani è preoccupata per il proprio futuro, ma non riesce a concepire il proprio Paese come una potenza di second’ordine. E coloro che detengono le redini di quel potere tendono ad essere i più illusi, indebitandosi sempre più a un ritmo sempre più rapido, espandendo al contempo il welfare e la guerra senza alcuna idea di come il tutto potrebbe essere pagato.  È comprensibile, quindi, che quelli di noi che guardano dall’esterno trovino più facile osservare oggettivamente da lontano e vedere l’imminente autodistruzione di un altro impero.

Come affermato nella prima riga di questo saggio, “gli imperi si costruiscono attraverso la creazione e/o l’acquisizione di ricchezza”. Tendono a concludersi con la graduale eliminazione del sistema di libero mercato, con la metamorfosi in uno stato sociale e, infine, con la distruzione della ricchezza attraverso guerre costose.

Questo indica la “fine del mondo”? Niente affatto. Il mondo non è finito con la caduta di Roma, della Spagna, dell’Inghilterra o di uno qualsiasi dei tanti altri imperi. Le persone produttive si sono semplicemente trasferite in una posizione geografica diversa, che incoraggia le opportunità di libero mercato.

La ricchezza si è spostata con loro, poi è cresciuta, perché il libero mercato ha permesso alle persone produttive di farla crescere. La libertà e le opportunità esisteranno ancora e prospereranno. Tutto ciò che cambierà saranno i luoghi in cui si trovano.

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