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Ecco cosa è il “razzismo” secondo l’egemonia culturale

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di REDAZIONE

Un tempo si definiva “razzista” chi era convinto che alcune caratteristiche inessenziali degli esseri umani, come il colore della pelle o la forma degli occhi, determinassero anche le loro caratteristiche intellettuali e morali. Oggi il termine “razzista” ha invece amplificato all’estremo i suoi significati.

Un tempo era razzista chi era convinto che i bianchi fossero, in quanto bianchi, superiori ai neri. Oggi viene definito “razzista” chi ritiene che una cultura che ha prodotto Platone ed Aristotele, Kant e Newton, Dante, Shakespeare ed una schiera enorme di altri simili giganti del pensiero umano non sia sullo stesso piano di culture che non hanno prodotto nulla di simile.

Tutte le culture sono uguali, se non ci credi sei “razzista”. E sei ugualmente “razzista” se ti dici convinto che lapidare una adultera, decapitare un apostata o impiccare un gay siano cose moralmente spregevoli, anche se largamente accettate in alcune culture.

Non solo, oggi è “razzista” chi è convinto che i confini debbano continuare ad esistere e i flussi migratori controllati. Tutti possono andare dove pare loro, se non sei d’accordo sei “razzista”.

Non solo. Oggi sei “razzista” se non ritieni che ogni violenza che colpisca uomini e donne di colore debba, sempre, essere interpretata come “razziale”. E se tale violenza razziale esiste questa non deve, mai esser considerata un fatto isolato, che riguarda singole persone o gruppi. No, deve sempre riguardare la società nel suo complesso. Se uno spacciatore nigeriano fa a pezzi una ragazza bianca si tratta di un caso di criminalità individuale, privo di ogni aggancio sociale. Un poliziotto americano bianco che uccide un uomo di colore è prova che gli USA sono attraversati da una “pandemia di razzismo”.

Non solo. Oggi sei “razzista” se guardi alla storia con occhi, appunto, da storico. Sei “razzista” se rifiuti di condannare moralmente Aristotele per la sua difesa dello schiavismo, se non riduci Roma antica a immondo mercato di schiavi, o se ritieni grandi uomini come Washington, Lincoln o Churchill anche se non avevano sui neri idee simili a quelle di un moderno liberal.

Soprattutto, sei “razzista” se ricordi sommessamente che il razzismo è esistito in un tutte le civiltà. Che lo schiavismo è stato praticato in medio oriente fino alla metà dello scorso secolo, che gli Aztechi erano schiavisti e facevano sacrifici umani, che lo schiavismo esisteva anche in Africa.

No, per non essere definito “razzista” devi flagellare sempre e solo l’Occidente. Devi ridurre tutta la storia della nostra civiltà all’abominio del razzismo schiavista e devi, nel contempo, assolvere tutte le altre civiltà, dimenticare i loro numerosissimi abomini.
Per farla breve: se non sei un liberal politicamente corretto sei “razzista”.

E’ chiaro che così usata la parola “razzista “perde ogni significato. Tutto è “razzismo”, quindi nulla lo è.

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