Parliamo di povertà e numeri correlati. Nel primo semestre del 2015 erano circa 9 milioni e 300 mila le persone in difficoltà per la mancanza di lavoro o per la precarietà della loro posizione lavorativa, il 66,3% in più rispetto al 2007, anno che ha preceduto la crisi. È quanto emerge dal periodico monitoraggio della Fondazione Di Vittorio della Cgil, secondo quanto riporta una nota.
Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente si è registrato un calo dell’1,4% (117 mila unità). Il tasso di sofferenza è aumentato in misura eccezionale sia nel Centro-Nord, dove è passato dal 3,7 del 2007 al 9,1% del 2015, che nel Mezzogiorno, dove ha raggiunto il 19,5% dall’11,7 del primo semestre 2007; soltanto nel 2011 e nel 2015 si è verificata una inversione di tendenza e la diminuzione osservata, allora come quest’anno, è stata più marcata nel Centro-Nord che nel Mezzogiorno.
Il tasso di disagio è salito con continuità in tutte e due le macro ripartizioni fino al 2014; nel primo semestre 2015 è risultato stabile su base tendenziale, ancora in aumento nel Centro-Nord (sebbene solo di un decimo di punto, dal 18,6 al 18,7%) mentre nel Mezzogiorno ha registrato una flessione di mezzo punto, dal 23,7 al 23,2%. Se si analizza il tasso di sofferenza per classi di età, l’aumento nel periodo non ha risparmiato nemmeno i più anziani (55-64 anni) per i quali si registra un ulteriore incremento su base annuale (dal 6,1 al 7,1%) ancora nel primo semestre 2015.
I giovani e giovani adulti fino a 34 anni e i lavoratori in età centrali (35-54 anni) hanno visto crescere la sofferenza in misura eccezionale tra il 2012 e il 2014; nei primi 6 mesi dell’anno corrente, come nel 2011, si registra un una diminuzione che tuttavia lascia l’indicatore su valori ancora sopra quelli registrati nel primo semestre 2013.