Continuano a raccontarvi che sono rose e fiori, che i dati ufficiali ed aggregati non sono poi così male, che tutto va bene, anzi benissimo. Forse, nella loro testa di parassiti pubblici, ma nell’economia reale, quella che produce per davvero ricchezza, le cose vanno diversamente.
Dopo oltre sessanta anni di attività la “Ciare” è stata messa in liquidazione e chiude i battenti: mercoledì 16 dicembre infatti dalla storica azienda di Strada di Fontenuovo, specializzata in realizzazione di altoparlanti e impianti di diffusione acustica, sono state consegnate le lettere di licenziamento ai 35 dipendenti.
Sulla chiusura dell’attività, si alzano i soliti piagnistei delle Rsu-Fiom Cgil: “Dopo più di 60 anni la Ciare srl è stata messa in liquidazione e chiude i battenti: mercoledì sono state consegnate ai trentacinque dipendenti le lettere di licenziamento con conseguente messa in mobilità di tutto il personale. I lavoratori lasciano sul campo lo stipendio di ottobre, le ferie ed i permessi accumulati, la tredicesima mensilità, nonché il TFR che verrà corrisposto dagli enti di previdenza ma in tempi molto più lunghi. Ma i lavoratori lasciano soprattutto l’amarezza ed il rimpianto per un’azienda che, se meglio gestita, sarebbe stata tranquillamente tra le prime dieci del settore, al mondo”.
Se meglio gestita??? Quindi la colpa è di chi ha fatto l’imprenditore, che dopo 60 anni, così, gli è venuto lo sghiribizzo di mandare tutto a casa quarantotto? Per la cronaca, l’azienda ha anche goduto di tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla legge.
Scusate ma volevo condividere con voi il segnale definitivo della ripresa:
le Poste Italiane nella loro pubblicità (dal secondo 12 al 18 circa) dopo le lettere e prima dei regali di Natale, fanno consegnare al postino un bel Decreto ingiuntivo (presuppongo provvisoriamente esecutivo) alla piccola fiorista, e scuote pure le spalle come a dire: “eccheccevoifà!”. Ormai le buste verdi del tribunale son come i regali di Natale, una italica tradizione consolidata. E’ la ripresa!
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