Ricordate Renzi quando proclamava che con lui i pagamenti delle pubbliche amministrazioni sarebbero stati puntuali, massimo 60 giorni? Ecco… la solita bugia.
Infatti, secondo una recente analisi CRIBIS D&B, soltanto il 13% delle imprese della Pubblica Amministrazione italiana paga puntualmente i propri fornitori. Si tratta di una percentuale molto bassa, osserva lo studio. Specialmente nel confronto con la media italiana: nel nostro Paese le imprese, che saldano alla scadenza i debiti con i fornitori, sono il 35,1%. Ben il 29,6% invece paga con oltre 30 giorni di ritardo, contro la media del Paese del 13,8%. Sulla base delle ultime stime elaborate dal Centro studi ImpresaLavoro, lo scorso 31 dicembre questo ammontava infatti a circa 61,1 miliardi di euro (in leggero calo rispetto ai 67,1 miliardi del 2014).
Quali conseguenze comporta tutto ciò? Il ritardo del Governo nel pagamento di questi debiti nel 2015 è costato alle imprese italiane la cifra di 5,4 miliardi. Quindi? Secondo uno studio dell’ANCE – l’Associazione nazionale costruttori edili –, le imprese risolvono la carenza di liquidità, facendo ricorso a fonti di finanziamento esterne. Il 72% ha richiesto l’anticipo fatture ad un istituto di credito – in pratica, la banca anticipa al cliente l’importo di un credito verso terzi a fronte di una presentazione da parte del cliente stesso delle fatture –, il 22% è ricorso all’apertura di credito in conto corrente, il 20% ha richiesto un finanziamento “a breve” e il 18% ha provveduto a cedere (pro-soluto o pro-solvendo) il credito.
In sintesi, la PA deve qualcosa come 60 miliardi alle imprese, ma i suoi parassiti – portaborse compresi – li paga con puntualità svizzera.