Ci sarà qualche motivo per cui non si vedono le file di imprenditori al confine con l’Italia e con le valigie piene di soldi da investire, come è andato sostenendo quel gran comico che sta a Palazzo Chigi. Sì, ce ne sono tanti in vero, ma uno di questi è che l’Italia è un vero inferno fiscale, non solo per la quantità di tasse che si pagano, ma anche per la babele di norme fiscali esistenti e per la sfacciataggine del Fisco nel additare qualcuno come evasore.
Eccovi un esempio, fresco fresco: “Una crociera all’anno può andare per il fisco. Due proprio no, benchè la seconda sia low cost, se a farla è un operaio. Così, è scattato il controllo. Protagonista un lavoratore dipendente di Santa Croce sull’Arno, del Comprensorio del Cuoio. L’uomo, appassionato di viaggi, insieme alla moglie è stato due volte in crociera e una sera s’è visto arrivare a casa gli addetti dell’Agenzia delle Entrate”.
Ogni commento è superfluo. Diceva Mark Twain: “Qual è la differenza fra un imbalsamatore e un esattore del fisco? Il primo si prende solo la tua pelle”. L’esattore del Fisco, in Italia, fa anche di peggio: si prende anche la tua dignità.
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POST SCRIPTUM: L’Agenzia delle Entrate, in un comunicato afferma che “non è stato effettuato alcun accesso presso il domicilio di contribuenti per richiedere informazioni su spese per viaggi e crociere”, anche perché “nessuna attività di ispezione e verifica, infatti, può essere realizzata dalle Entrate presso le abitazioni private dei contribuenti, se non in presenza di un’espressa autorizzazione da parte della Procura della Repubblica, rilasciata solo in casi estremamente gravi di evasione fiscale, che lascino supporre un reato penale”.