Oggi, riporto l’articolo della collega Laura Della Pasqua, tratto da “IlTempo“. Non servono commenti alla fine, lascio ai lettori il compito di dire quel che ne pensa.
Grandi opere trasformate in cattedrali nel deserto, spesso crocevia di tangenti e indagini della magistratura, ma soprattutto idrovore che succhiano fondi pubblici. L’ultima infrastruttura impegnativa è stata l’Autostrada del sole. Dopo sono arrivati tanti progetti, tanti annunci e tanti arresti. Ogni governo mette tra le priorità le infrastrutture perché, è noto, movimentano soldi, creano posti di lavoro. E qualche progetto parte pure ma poi si impantana e comincia a succhiare soldi pubblici. Per la Tav il costo originario di 15 miliardi euro è lievitato a 32 miliardi, il triplo di quanto speso da Francia e Spagna. Secondo le stime si arriverà a 57 miliardi. Che dire poi del Ponte sullo Stretto: il Cipe nel 2003 ha stimato un costo per la costruzione di 4,7 miliardi poi lievitato fino a 8 miliardi e mezzo. Fino ad oggi tra progetti e voci varie sono stati spesi 420 milioni. Per il Mose sono stati già spesi 5 miliardi mentre in Olanda è costato un terzo. C’è poi il caso eclatante della Salerno-Reggio Calabria. I lavori cominciati nel 1964 vanno avanti per 12 anni invece di 4 anni preventivati: per realizzare 443 chilometri sno stati spesi 368 miliardi di lire, doveva costare la metà.
Secondo Bankitalia l’Italia ha il 15% in meno di infrastrutture rispetto a Germania e Inghilterra. Inoltre l’88% dei lavori sono in ritardo rispetto ai tempi previsiti (negli altri Paesi i ritardi interessano il 26% dei casi) con aggravio di costi del 37% rispetto al preventivo.
Se si esamina la legge Obiettivo del 2001, emerge che sono poche le infrastrutture strategiche ultimate e i costi sono moltiplicati nel tempo. La Cgia partendo dallo studio della Camera sullo stato di attuazione della legge Obiettivo, ha individuato i casi più eclatanti.
Si comincia dalla tratta ferroviaria ad alta velocità Milano-Bologna-Firenze. Se nella delibera del Cipe del 2001 era previsto un costo di quasi 1,3 miliardi di euro, al 31 dicembre scorso la mega opera, ormai ultimata, è costata oltre 13 miliardi di euro, pari ad un incremento del 917 per cento. Altrettanto significativo è lo scostamento tra il preventivo di spesa e il costo sostenuto fino adesso per la realizzazione del corridoio Jonico, ovvero la «Taranto-Sibari- Reggio Calabria». La nuova statale Jonica, una nastro di strada a 4 corsie di quasi 500 Km, doveva inizialmente costare poco più di 3 miliardi di euro: ad oggi il costo preventivato si aggira sui 20 miliardi di euro (+551%). Anche l’aumento di spesa sostenuto per la realizzazione della strada statale n°38 della Valtellina (variante Morbegno dallo svincolo di Fuentes allo svincolo di Tartano) è stato da capogiro: +401%. Se inizialmente l’investimento doveva essere di 481 milioni di euro, dopo 13 anni la spesa prevista è salita a 2,5 miliardi di euro circa. Rispetto a 14 anni fa molte infrastrutture hanno subito delle importanti varianti in corso d’opera. È il caso della Tav Milano-Bologna-Firenze, un lavoro in progress che ha snaturato il progetto e i costi iniziali. Tutto ciò, ovviamente, ha contribuito a far lievitare i costi. Tuttavia, il dubbio rimane: come mai in Italia le grandi opere subiscono degli aumenti così importanti in corso d’opera?.
L’Ufficio studi della Cgia ha scelto 27 opere di maggiore dimensione (a partire da un costo di 2,3 miliardi), come da delibera del Cipe del 2001. A seguito di questa prima stima ci sono state delle integrazioni in corso d’opera con l’aggiunta di varianti.
La Camera ha valutato per il periodo 2004-2014 che 97 opere hanno subito un aumento dei costi del 40%. La Cgia precisa che il programma dell’intero piano definito dalla Legge obbiettivo ha raggiunto i 383,8 miliardi di euro alla fine del 2014.
Sebbene lo stato di avanzamento di queste 27 grandi infrastrutture prosegua con una velocità molto contenuta, le risorse da reperire per terminare i lavori sono ancora molte. A fronte di un costo per l’ultimazione dei lavori stimato al 31 dicembre 2014 in 223,6 miliardi, all’appello ne mancano ben 134,6 miliardi, pari al 60% del totale.
Ogni grande opera è un calvario tra battute d’arresto, integrazioni e varianti rispetto al progetto iniziale. In Francia occorrono 24 mesi per l’esecuzione di vari tratti autostradali compresi tra 20 e 44 km. Tre anni sono invece, i tempi medi della Gran Bretagna per eseguire opere di medio importo (30 milioni di euro), con scostamento usuale non superiore al 5% tra costi preventivati e costi finali. In Spagna per realizzare i 59 km della nuova Metrosud di Madrid sono stati impiegati 36 mesi.