Se Kafka fosse nato in Italia chissà cosa avrebbe scritto. Ieri, ho letto queste due notizie:
La prima: “L’incidenza fiscale sui carburanti in Italia ammonta in marzo al 65,11% per la benzina e per il 60,3% per il gasolio. Lo afferma Assopetroli-Assoenergia in una nota nella quale precisa che il differenziale tra il prezzo al consumo in Italia e la media Ue (Europa a 28) è in marzo per la benzina di +25 centesimi al litro (+23,7 cent/litro dovuti alle maggiori imposte – accise e Iva – e +1,3 cent/litro al delta prezzo industriale) e per il gasolio +22,4 cent/litro (+22,7 cent/litro dovuti alle maggiori imposte – accise e Iva – e -0,3 cent/litro al delta prezzo industriale)”.
La seconda: “Il Fegica, sindacato dei benzinai, ha segnalato alla Guarda di Finanza un impianto di Francavilla a Mare che ha un listino talmente basso da risultare non sostenibile. A meno che dietro, sostiene, non ci siano evasione fiscale o contrabbando. Di qui la richiesta di una maggiore tracciabilità della benzina e del gasolio e di controlli più incisivi”.
Morale? Giratela come volete, ma è sempre il cliente finale che ci rimette, perché c’è sempre qualche parassita che vuole che tutti paghino di più.