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Ecco tutti gli articoli della Costituzione che non tutelano il contribuente

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di MATTEO CORSINI

In un articolo dedicato a diversi interventi della Corte Costituzionale in materia di legislazione tributaria, Enrico De Mita evidenzia alcune delle principali questioni in cui l’attività legislativa non è stata conforme alla Costituzione. La quale pare essere considerata implicitamente come un testo sacro, quando in realtà è il frutto di un compromesso politico tra le forze che componevano l’assemblea costituente.

Nelle sue conclusioni, De Mita scrive che la Costituzione “è quanto di più lontano possa immaginarsi dalle abilità ingegneristiche ed effimere dei social media manager consulenti politici. Ed è quanto di più vicino possa immaginarsi all’interesse fiscale e alla tutela del contribuente.”

Non so cosa intenda per interesse fiscale e per difesa del contribuente, che a mio parere sono obiettivi inconciliabili per definizione, dato che il prelievo fiscale non è volontario e, pertanto, rappresenta una violazione della proprietà del pagatore di tasse. Non sono un costituzionalista, ma l’articolato della Costituzione mi pare offra diversi spunti per concludere che ogni soggetto privato resta in balia del legislatore (fiscale).

Si parte con la “solidarietà economica” di cui all’articolo 2; si prosegue poi con l’articolo 23, in base al quale “Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”. E che dire dell’articolo 41, che, all’ultimo comma, stabilice che “La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali”?

Per non parlare dell’articolo 42, che prevede l’esproprio per “motivi d’interesse generale”. O dell’articolo 43, in base al quale “A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.” L’articolo 44 prevede l’imposizione per legge di obblighi, vincoli e limiti all’estensione della proprietà terriera privata. Last, but not least, l’articolo che tanto piace ai tassatori incalliti, ossia il 53: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”

Il legislatore è stato sovente talmente grezzo e incurante dei diritti dei “sudditi” da andare perfino in contrasto con la Costituzione, o con leggi approvate dallo stesso Parlamento, come il cosiddetto Statuto dei diritti del contribuente. Ciò nondimeno, anche una attività legislativa perfettamente conforme alla Costituzione credo sarebbe una ben magra consolazione per un pagatore di tasse e una ancor più magra protezione della sua proprietà.

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