di MATTEO CORSINI
Con l’espansione delle funzioni di cui lo Stato ha via via preteso di occuparsi, grossolanamente individuabili nel rapporto tra spesa pubblica ed entrate rispetto al Pil, il fisco è divenuto sempre più pervasivo. Uno degli effetti di tale pervasività è lo sviluppo di figure professionali che si occupano in via esclusiva di questa materia.
Non stupisce, quindi, il tentativo di individuare dei criteri di tassazione ottimale, che fanno riferimento ai concetti di equità, efficienza, semplicità, sostenibilità e stabilità. Esiste quindi una grande quantità di dottrina in merito alla fiscalità, con argomentazioni tecnicamente interessanti. Tuttavia, a me pare che sia come trovarsi dinanzi a progetti di edifici meravigliosi, ma costruiti su un terreno che frana.
Passi per la semplicità e stabilità, perché effettivamente se la pretesa fiscale è quanto meno non iutilmente complicata e soggetta a continui cambiamenti la vita del pagatore di tasse non può che trarne sollievo (magra consolazione, peraltro).
Già se si parla di efficienza e sostenibilità si deve ricorrere a valutazioni macro e inevitabilmente ciò
finisce per essere considerato efficiente e sostenibile anche un sistema che per una pluralità di soggetti risulta essere esiziale.
Ma il vero problema riguarda l’equità. Solitamente si considera equo un sistema che chiede di più a chi ha di più (equità verticale) e che sottopone allo stesso prelievo chi ha identica capacità contributiva (equità orizzontale). Ma come può essere considerato equo un atto che prevede il pagamento obbligatorio sotto la minaccia dell’uso della forza? La mancanza di volontarietà comporta inevitabilmente l’iniquità di una misura.
Al contrario, negli scambi volontari il fatto stesso che lo scambio abbia luogo presuppone che chi vi prende parte ritenga di maggior valore ciò che riceve in cambio di ciò che dà. Di qui il fatto che individui diversi potrebbero essere disposti a pagare un prezzo diverso per ottenere lo stesso identico bene o servizio. Possono essere “disegnati” sistemi fiscali meno iniqui di altri? Suppongo che molti sarebbero d’accordo che ciò sia possibile. Così come suppongo che molti preferirebbero ricevere uno schiaffo quando anche gli altri lo ricevono, se l’alternativa è essere bastonati.
Ma quella sarebbe la scelta tra il male e il peggio, non una manifestazione di equità.