“Non violeremo in alcun modo la privacy né, tanto meno, apriremo liberamente i conti correnti di tutti, ma ci muoveremo con la logica dell’analisi di rischio, ampliando soltanto quello che metologicamente stiamo facendo. Cioè individuare sempre meglio, e con approssimazione sempre più precisa, coloro che non adempiono ai doveri fiscali, usando tutte le basi di dati in nostro possesso”. Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle entrate, vuole rassicurare i cosiddetti contribuenti che i suoi collaboratori, pur disponendo praticamente di tutti i dati relativi a tutti i rapporti intestati a chiunque presso intermediari finanziari italiani, non accederanno liberamente ai conti correnti di tutti.
Ognuno è libero di dire ciò che vuole, e chi lo ascolta è altrettanto libero di credere a quello che sente, ma una lettura dei fatti nudi e crudi credo debba indurre ad accogliere con scetticismo le dichiarazioni di Orlandi.
In Italia esisteva già da alcuni anni l’obbligo per gli intermediari finanziari di inviare al fisco i dati anagrafici di tutti i rapporti della loro clientela. Il governo Monti ampliò l’obbligo di comunicazione, aggiungendo saldi iniziali e finali, oltre a movimentazione in entrata e uscita. Adesso verrà inviata anche la giacenza media (dicono che serva ai fini Isee).
Finora era previsto che l’utilizzo dei dati fosse fatto a livello centralizzato e allo scopo unico di elaborare liste di potenziali evasori. In realtà per credere che, avendo a disposizione tutti i dati, il fisco ne faccia un uso solo parziale era ed è necessario un atto di fede che potrebbe serenamente essere definito di creduloneria.
In ogni caso, da ora in avanti i limiti all’utilizzo di quei dati verrà allentato. E difficilmente sarà la tappa finale.
Però tranquilli: nessuna invasione della privacy…