di FABRIZIO DAL COL
Domani il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz, dà lezione alla Camera dei Deputati sulla crisi dell’euro: una “Lectio magistralis” alla quale i deputati italiani guardano già con una certa apprensione. Infatti, quanti di loro in Parlamento capiranno i contenuti del messaggio di uno dei più blasonati e discussi economisti del mondo? Francamente, mi riesce difficile pensare che la maggioranza dei parlamentari sia in grado di apprendere e comprendere ciò che dirà Stiglitz. Forse sarebbe stato il caso di invitare allo speach le giovani menti pensanti italiane, invece di lasciare questa opportunità in esclusiva ai soli parlamentari…
Personalmente credo che ci sarebbe ancora il tempo per invitare i giovani a questo appuntamento, ma immagino già che non lo faranno, così nella sala del Mappamondo di palazzo Montecitorio si svolgerà in esclusiva per i parlamentari e la casta, la lectio magistralis di Joseph Stiglitz dal titolo “La crisi dell’euro: cause e rimedi”. Ovviamente, ci saranno anche quegli economisti di fama internazionale che andranno all’attacco dell’euro e del nuovo meccanismo per il salvataggio delle banche europee in crisi. Parteciperà, tra gli altri, il francese Jean-Claude Fitoussi.
Stiglitz aveva aperto il proprio intervento a un recente convehno alla Luiss accusando l’Unione europea “di aver adottato l’euro che non ha funzionato”. Poi, ha continuato a spiegare martellando a destra e a manca: “Hanno creato l’euro, ma tutti avevano già capito che non c’erano le condizioni per una unica moneta, e che era stata solo una iniziativa politica e non economica”. Con l’euro “si è dato vita a un sistema inefficiente e intrinsecamente instabile, ma i suoi creatori (politici) non hanno compreso la natura profonda delle distorsioni nell’economia”. Che fare, dunque? “Oggi l’Europa deve effettuare una scelta, ma ci sono solo due strade: una, quella che io mi auguro, è che ci sia una riforma della struttura dell’eurozona, l’altra è quella di andare avanti, facendo il minimo indispensabile, introducendo un minimo di riforme per far sopravvivere l’euro”.
Praticamente, dalle parole di Stiglitz, già si intuiva che questa Europa è incapace di riformarsi, anzi che non ci pensa proprio. Infatti, il sistema ha in mente solo la finanza, di spolpare in via definitiva gli stati e di costituire una Europa politica guidata da un unico sistema di potere. Questo si che sarebbe un argomento importantissimo da discutere, ma siccome nella società civile, nei giovani economisti e nella generazione che dovrà affrontare le future sfide, questa ipotesi è già in discussione da tempo, e addirittura si è già capito che questa Europa non è la soluzione ma il problema, ecco il motivo per cui ci si guarda bene dall’invitare a questi confronti chi è già più avanti.
Stiglitz sostiene come sia necessario che ” ci sia un cambiamento, ma questo non succederà spontaneamente o se si continuano ad incolpare le vittime, i Paesi in crisi. Se i cambiamenti non vengono introdotti, restare nell’euro costerà tantissimo, e gran parte dell’Europa resterà in recessione, ma uscire dall’euro sarà ugualmente molto costoso. Se proprio ci deve essere una rottura dell’unione monetaria allora la via più facile sarebbe che la Germania fosse la prima a dire addio. Questo aumenterebbe la competitività degli altri Paesi”.
Insomma, la Ue si sta allargando inglobando stati che sono federati con la Russia, ed è sufficiente guardare la mappa degli allargamenti negli ultimi vent’anni per capire con un certo stupore, che non si tratta di un allargamento, bensì di “una invasione prettamente economica” . E questi allargamenti, che vogliono a tutti i costi, dovrebbero essere la via per costituire quella Europa dei popoli che avevano previsto i padri costituenti? O non sarà forse, dopo il fallimento, la voglia di ritornare agli imperi ?
Si è dimenticato la terza via: lasciare tutto immutato e aspettare la prossima implosione dell’euro, ma soprattutto di un’unione europea antidemocratica, pluto-demo-ecc., che assomiglia sempre più all’italia. Non vedo l’ora!