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Fallita la ue politica, si cerca l’espansionismo. senza accorgersi dei rischi

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di FABRIZIO DAL COL

UE CRISIQuello che sta succedendo in questi giorni in Europa devo rivendicare di averlo scritto più di una volta nel lontano 2013. GianLuca Marchi, direttore di questo nuovo magazine politico indipendentista, che qui saluto e ringrazio auspicando che possa raggiungere presto quegli obbiettivi che si è prefissato, sa bene cosa io pensi di questa Europa. Non vorrei essere tacciato per una cassandra,  ma ciò che ho da dire al riguardo lo dirò senza freni e sostenendo fin da subito che L’Europa politica che avevano in mente nel 1952 i padri fondatori non era certamente quella che vediamo oggi.

Nel 1952 i sostenitori della costituzione della Ue politica avevano in mente un progetto politico molto ambizioso, utile a far cessare definitivamente quei conflitti che nel passato avevano devastato e ridisegnato più volte il vecchio continente: costituire una Europa politica la cui sovranità fosse appartenente ai popoli che l’avrebbero costituita. Oggi, che vediamo con i nostri occhi quello che sta accadendo, possiamo dire che siamo finiti nelle mani di statisti senza Stato, di industriali senza fabbriche, di faccendieri imprenditoriali senza impresa, di finanzieri senza banche e di capitalisti senza capitale. Insomma, tutta gente che ha in mente uno Stato Europeo da controllare, ovvero uno Stato gestito senza che i popoli ne abbiano titolo e sovranità. Se questo è tutto ciò che viene rappresentato oggi da questa Europa, allora vien da chiedersi se sia ancora vero l’intento di costituire la Ue politica dei popoli.

Fatta questa premessa, guardiamo allora con più attenzione al fosco futuro dei cittadini europei:  l’insistenza della Germania a proseguire sulla strada dell’austerity e del rigore, nonostante ora stiano per presentare anche ad essa un conto salatissimo, nella realtà nasconde una importante motivazione di fondo, e che oggi, andrebbe ricercata nelle produzioni industriali tedesche per il mercato interno europeo. La Cancelliera, per essere credibile nella sua strategia economica, ha voluto comunque mantenere la sua idea originale, ma in un suo recente intervento che accompagnava il voto della Sassonia ha chiesto che la Ue cerchi di intercettare i mercati vergini che stanno a est (vedi Ucraina). In sostanza ha voluto dire alle industrie di stare calme, che tanto con l’ingresso dell’Ucraina si faciliteranno gli aumenti delle produzioni industriali.

Due giorni orsono, la novità eclatante: la Merkel, con un duro affondo, ha chiesto con veemenza che la Ue sanzioni la Russia di Putin, e lo ha fatto per ottenere da un lato il compiacimento degli Usa (coi quali aveva aperto, sbagliando, un contenzioso sullo spionaggio), smarcandosi così dall’errore commesso, mentre dall’altro per far sì che la Ue possa approfittare delle sanzioni richieste, al fine di espandersi definitivamente a est accelerando l’ingresso dell’Ucraina. In pratica la Germania parla a suocera perché nuora intenda, ovvero chiede agli Usa il sostegno sul rigore europeo, in cambio del sostegno sull’acquisto del gas americano.

Personalmente sono convinto che la costituzione della Ue politica non avverrà mai, ma la mossa tedesca fa intendere che nella eventualità dovesse accadere, la Germania sarebbe l’unico Stato ad avere la forza economica, titolo, e leadership per amministrare la futura Europa politica. Infatti, con l’ingresso di altri stati nell’Unione aumenterebbero anche gli interessi della Germania. Tuttavia la questione Ucraina dimostra chiaramente quanto sia più conveniente procedere con la strategia degli allargamenti, piuttosto che procedere con la costituzione della Ue politica, ma dimostra anche che l’intervento della Merkel sul caso ucraino ha un significato politico ben preciso. La Cancelliera ha detto chiaro e tondo che la Russia è la vera promotrice della guerra, ma non ha detto che l’allargamento della Ue all’Ucraina non è altro che un disegno espansionista camuffato.

Praticamente sia la Russia che la Ue vogliono raggiungere lo stesso obbiettivo, che altro non è se non quello di espandere i rispettivi territori, senza però dover tener conto della sovranità dei popoli che abitano in quel territorio. Ma così facendo, con questa politica assurda, la Ue finirà per commettere gli stessi grossolani errori che commisero in passato i dittatori europei. É come se volesse ostentare l’estrema facilità che c’è ad unificare degli stati liberi contro la loro stessa volontà, dimenticando però che le unificazioni contro le volontà popolari sono sempre fallite lasciando i popoli in miseria, oggi sarebbe veramente da incapaci. L’Europa che vediamo ora, alla luce dei cambiamenti geopolitici che sono già avvenuti negli ultimi anni, non è più il modello concepito dai padri fondatori, e non può più costituirsi in Ue politica sapendo che la Germania diventerebbe la leader naturale, tanto meno, potrebbe sperare di diventare uno Stato unitario per l’identica ragione.

Quindi, con tutte le dovute valutazioni del caso, ma soprattutto per il bene delle future generazioni, la via maestra per rinnovare il futuro di una Europa che è già fallita è quella di riappropriarsi del progetto originale, ovvero tornare a quel progetto che fu partorito nel lontano 1952. Una federazione tra i vari popoli che compongono gli stati esistenti, popoli liberi e indipendenti, che si costituiscono in moderni stati federali, per aderire poi ad una federazione europea, e questa potrebbe essere l’unica via democratica possibile rimasta, per lasciare un futuro migliore alle future generazioni.

 

 

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