di MATTEO CORSINI
Tra i tanti tagli annunciati dall’amministrazione Trump vi sono i contributi al finanziamento del sistema universitario, tra i cui beneficiari figurano anche atenei che agli studenti costano diverse decine di migliaia di dollari l’anno di iscrizione. Si parla di contributi non irrisori; per esempio, 400 milioni sono stait cancellati alla Columbia e 800 milioni alla Johns Hopkins.
Non è un mistero che per Trump le università americane siano da troppi anni diventate templi del wokismo. Su questo gran parte del mondo accademico, non solo americano, sta reagendo, come prevedibile. Il professor Alessandro Schiesaro scrive, per esempio:
- “Maldestramente velati da una critica all’elitarismo, i reali obiettivi sono quelli, ideologici, contro i quali la destra si scaglia da tempo negli Usa e altrove. Gli atenei sarebbero
diventati roccaforti del pensiero woke, che in nome di «diversità, eguaglianza ed inclusione» aspira a distruggere la «civiltà occidentale», e non è certo per caso che Trump ha promesso di intervenire nella scelta degli accreditatori delle università per eliminare «gli esperti della sinistra radicale che hanno consentito alle nostre università di essere dominate da Maniaci Marxisti e lunatici». La teoria critica della razza e quella del genere devono essere messe al bando, come è già accaduto in numerosi stati dall’Alabama al Texas. Ma non basta: l’accesso ai fondi federali è ora sbarrato a chi propone ricerche su «clima», «inclusività», «donne nella società, disabilità, “Lgbtq»…
- Il «panico woke» (lo definisce Alex Mahoudeau) e lo spauracchio della «cancel culture» vengono insomma trasformati in armi per criminalizzare l’attivismo politico nei campus e tutte le manifestazioni di pensiero sgradite al potere e per questo «sovversive», un concetto di ominosa vaghezza che ricomprende qualunque deviazione da un «buon senso» tradizionalista e retrivo”.
Siccome questo potrebbe contagiare anche l’Europa, ribadisce l’accademico
- “diventa urgente la mobilitazione intellettuale, non per difendere questa o quella specifica dottrina, ma per difenderle tutte. La libertà di ricerca e di insegnamento sono la ragion d’essere dell’Università, e in democrazia, come scrive la presidente di Columbia in un appello fermo e accorato, sono legate a doppio filo alla libertà di tutte le altre istituzioni”.
Non potrei essere più d’accordo con la libertà di ricerca e di insegnamento. Però è abbastanza evidente che gran parte del sistema universitario ha un chiaro orientamento politico di sinistra, e che all’interno delle stesse università sono non di rado censurate le manifestazioni di pensiero non sinostrorse. Il che non sarebbe un problema se i finanziamenti fossero del tutto privati e volontari. Ma così non è.
Non può esservi autentica libertà senza che i rapporti siano volontari. Quindi i finanziamenti pubblici alle università non solo dovrebbero essere azzerati. Non avrebbero mai dovuto esistere.