Uno degli effetti della politica monetaria espansiva è il rialzo dei prezzi delle attività reali e finanziarie. Generalmente questo si verifica prima dell’aumento dei prezzi al consumo, a maggior ragione se le economie sono aperte e le innovazioni tecnologiche generano una spinta al ribasso sui prezzi di molti beni di largo consumo. Non c’è quindi da stupirsi se il mercato immobiliare abbia fatto registrare forti aumenti dei prezzi nelle principali città tedesche negli ultimi anni. La Germania ha sperimentato più di altri Paesi dell’area euro l’effetto dei tassi negativi, ed essendo le condizioni della sua economia relativamente migliori a quelle di altri Paesi (Italia in primis), gli effetti distorsivi della politica monetaria della BCE sono maggiormente visibili che altrove.
In un contesto in cui, storicamente, i cittadini tedeschi hanno preferito l’affitto alla proprietà immobiliare, la forte discesa dei tassi di interesse ha da un lato reso estremamente basso il costo del debito e, dall’altro, reso negativo il rendimento dei risparmi impiegati in strumenti a basso rischio.
Ciò ha spinto molti a comprare immobili, utilizzando risparmi o indebitandosi. Essendo la domanda di immobili, soprattutto nelle principali città, aumentata più dell’offerta, l’ascesa dei prezzi è stata la logica conseguenza.
Ovviamente sono aumentati anche i prezzi degli affitti, ed è a quel punto che, di solito, si fanno vive le richieste di intervento da parte dello Stato o di una sua articolazione locale per porre un limite ai prezzi. Ciò sta accadendo a Berlino, con lo scopo dichiarato di “dare una risposta alla cronica scarsità di alloggi e al notevole aumento dei canoni abitativi”.
Il fatto è che porre un tetto massimo al prezzo di un bene o servizio è del tutto controproducente se l’obiettivo è ridurne la scarsità. Un concetto di buon senso, ma evidentemente non chiaro agli amministratori berlinesi, che non hanno nulla da invidiare, in questo, a tanti politici italiani.
Questo episodio mette in evidenza quanto avesse ragione Ludwig von Mises quando sosteneva che per tentare di porre rimedio alle conseguenze indesiderate di un intervento (in questo caso la politica monetaria espansiva) si finisce per assistere a una progressione di interventi successivi, che ovviamente introducono altre distorsioni. Tutto il mondo è (ahimè) paese.
E non dimentichiamo l’esemplare cronaca di Alessandro Manzoni sull’assalto ai forni causato dal “prezzo politico” del pane. Una curiosità: Manzoni incolpa doviziosamente il decreto del governatore, ma nei molti sunti on line per studenti questa parte del capitolo è omessa. Si preferisce inventare un fantomatico “diritto al cibo”. Figuriamoci nella scuola pubblica…
Veramente?
“Diritto al cibo”?
Come distruggere Manzoni ed i Promessi Sposi, che in realtà, pur con certi limiti, dal punto di vista liberale non sono affatto disprezzabili.
Mostrano in modo molto vario l’arbitrio del potere pubblico, dal voler decidere in modo arbitrario della vita delle persone normali (magari con l’aiuto dei suoi sgherri), al fenomeno del controllo dei prezzi, passando per le grida spagnole ed altro ancora.
In sostanza è una storia di come le persone normali vengano molestate dal pubblico, rappresentato da stato e chiesa, e cercano di sfuggirgli per vivere le loro vite.
Prossimo passo sarà evitare di farli studiare a scuola (quantomeno evitando la lettura dell’originale), o proporne una versione riveduta e politicamente corretta.