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Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

Gilberto oneto e l’indipendenza, lui sapeva che “piccolo è libero”

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ONETO5di REDAZIONE

È morto ieri Gilberto Oneto, l’intellettuale che più di tutti dopo la morte di Gianfranco Miglio ha interpretato le aspirazioni del mondo culturale autonomista settentrionale. Nato nel 1946, sul piano professionale Oneto si mise in luce come esperto del rapporto tra urbanistica e territorio. La vera passione della sua vita fu però la riflessione storica sulle ragioni dell’indipendenza.

In particolare, si batté per convincere ogni interlocutore della necessità di lasciarsi alle spalle l’unità italiana e dare vita a un Nord affrancato da Roma. In un certo senso, ancor più che Umberto Bossi fu proprio Oneto a delineare il progetto ideale della Padania: di quell’area che include il Piemonte, la Lombardia, l’Emilia, il Veneto e le altre terre che si collocano attorno al fiume Po. Lo stesso simbolo dei padanisti, il Sole delle Alpi, è stato riscoperto da Oneto quale elemento presente in tutto questo vasto territorio.

La sua produzione intellettuale è stata ampia, ma forse di un’opera in modo particolare egli è stato particolarmente orgoglioso: la rivista Quaderni padani. Attorno a tale pubblicazione per anni egli ha riunito voci molto diverse per matrice politica e sensibilità culturale, ma tutte accomunate dal desiderio di superare l’assetto unitario e fare rinascere nuove e più piccole patrie. Da giovane Oneto era stato vicino agli ambienti di destra e ancora pochi giorni fa, sul Manifesto, qualcuno ha ricordato la sua collaborazione con La voce della fogna di Marco Tarchi. Presto il suo spirito ribelle l’aveva però allontanato da quel mondo, rendendolo insofferente anche a ogni celebrazione del presunto primato della politica. Come numerosi suoi scritti testimoniano, detestava le logiche del nazionalismo e credeva semmai che modeste dimensioni territoriali e un limitato numero di cittadini favorissero la civiltà.

Un suo volume, pubblicato dalle edizioni Leonardo Facco, s’intitola appunto Piccolo è libero e insiste proprio sul nesso tra le libertà individuali e l’autogoverno locale. La stessa Padania che egli avrebbe voluto veder sorgere era una libera federazione di realtà indipendenti e se egli evocava di continuo la «questione settentrionale» era soprattutto perché pensava che le comunità del Nord dovessero collaborare nella loro lotta contro lo status quo post-risorgimentale. Oneto nutriva un sincero affetto per le terre padane, ma questo non gli impediva di apprezzare realtà molto diverse.

Ha sempre creduto nel diritto della sua gente alla libertà, ma al contempo era persuaso che quell’indipendenza nulla avrebbe tolto ad altri popoli. Ha solo sognato un mondo più composito e colorato di quello definito dagli Stati nazionali e non è un caso se il suo ultimo libro è stato proprio dedicato all’inutile strage della Grande Guerra: quella che un tempo era detta la Quarta guerra d’indipendenza e che, in sostanza, portò solo lutti e dolore alle diverse popolazioni della Penisola. 

di Carlo Lottieri

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