Esistono uomini che hanno fatto la storia. Il loro pensiero, limpido e coraggioso, ha edificato nuovi orizzonti e autentiche possibilità di mutamento.
Gilberto Oneto (1946-2015), architetto, scrittore, giornalista e pensatore autonomista, era qualcosa di più di un semplice teorico. Egli era un faro di luce e un baluardo di speranza. Era un rivoluzionario in un paese- come affermava Longanesi- dove non c’è nulla da conservare. Il pensiero di Oneto è stato un unicum: la sua mente immortale e vivace, il suo inchiostro sagace e pungente, hanno fatto di lui una guida straordinaria e un punto di riferimento per intere generazioni di studiosi. Il punto cardinale del pensiero di Oneto era la libertà, intesa come fondamento di vita e come unica direzione morale possibile. Se la filosofia autonomista e politica del suo maestro Gianfranco Miglio si sviluppava su un piano giuridico e teoretico universale, Oneto radicò questa idea secessionista e antistatalista (riprendendo von Mises) sul piano locale e comunitario. Attraverso lo studio architettonico e urbano della fisionomia geografica delle regioni settentrionali, Oneto riuscì a far emergere nei suoi “Quaderni Padani” il concetto di autodeterminazione e autogoverno dei popoli.
La fenomenologia del popolo a cui si riferiva il nostro pensatore è quella categoria assoluta che prende coscienza della propria condizione subordinata e “schiavizzata”; si ribella, riafferma la volontà delle proprie origini e delle proprie identità, riappropriandosi della propria terra e delle proprie tradizioni. Pathos, usi, costumi, nomenclatura linguistica e folklore sono stati i punti nevralgici della riflessione di Oneto. Non è un caso che la radice del territorio è la base su cui poggia il popolo. Questa analisi è una concezione territoriale altamente innovativa e federalista, totalmente opposta al regionalismo centralistico italiano, fonte inesauribile di malfunzionamenti burocratici e di sprechi.
Le armi culturali utilizzate da Oneto per combattere le sue battaglie sono state il revisionismo risorgimentale, la centralità della storia e della tradizione locale, la messa in discussione dell’attuale e vigente sistema politico e socioeconomico, la denuncia ed il tentativo di distruggere le radici del parassitismo sociale. Insomma, il suo pensiero ha posto di nuovo in auge la Questione Settentrionale, in un’atmosfera “culturale”dominata dall’assistenzialismo e da un sistema fiscale e politico totalmente iniquo e vessatorio. Per tenere accesa l’eredità del suo pensiero federalista e rivoluzionario, da anni opera in sua memoria e con sagacia l’Associazione Gilberto Oneto. Attraverso la pubblicazione di libri, l’organizzazione di conferenze, le vivaci “serate del Drago”e la rivista quotidiana “Miglioverde”, il pensiero di Oneto ed il suo impianto polemico non potranno mai essere sbiaditi dall’omologazione e non verranno mai cancellati dallo scorrere usurante dei tempi.