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Giornalisti, una banda di patetici sussidiati con soldi pubblici

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di MATTEO CORSINI

Ogni volta che una categoria cerca di difendere i propri interessi tira in ballo l’interesse generale, quello del consumatore, del lettore o quant’altro. Una battaglia di lunga data degli editori di giornali riguarda l’obbligo di pubblicazione di determinati documenti sui quotidiani. Obblighi che si tramutano in ricavi in un contesto in cui, da anni, le copie cartacee sono sempre meno vendute.
Si tratti delle comunicazioni degli emittenti di strumenti finanziari o dei bandi di gara, è sempre l’interesse dei cittadini/lettori a essere tirato in ballo per perpetuare un obbligo abbastanza anacronistico.
Secondo la FIEG, la mancata pubblicazione obbligatoria dei bandi degli appalti sui giornali equivarrebbe a “impedire ai cittadini la possibilità di controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Qualora il Governo e le forze politiche non dessero seguito nelle prossime ore alla proposta di diversi parlamentari di Fratelli d’Italia e di Forza Italia di prorogare l’obbligo di pubblicazione sulla stampa dei bandi di gara assisteremmo ad una vittoria di coloro che vogliono ridurre la trasparenza sugli appalti; nella poca trasparenza crescono e si moltiplicano inefficienza e malaffare.
In sostanza, si dovrebbe credere che il cittadino interessato non riuscirebbe a documentarsi online, il che è abbastanza ridicolo nel 2024. Suppongo che se si analizzassero i tempi medi di consultazione delle pagine (nelle edizioni online) dei giornali contenenti questi documenti, peraltro scritti in caratteri microscopici per risparmiare spazio, si scoprirebbe che la quasi totalità dei lettori salta direttamente alle altre pagine, quelle che contengono (o dovrebbero contenere) notizie.
Non deve stupire che ogni categoria cerchi di tirare l’acqua al proprio mulino, ma un po’ di pudore nel farlo sarebbe anche segno di rispetto verso quegli stessi lettori che, con certe affermazioni, si considerano implicitamente deficienti.

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1 COMMENT

  1. Mi ricordo tanti anni fa, quando esistevano i monopoli pubblici, che tutti si stupirono perché all’improvviso comparirono pubblicità, su giornali e tv, di aziende monopoliste di Stato, forse Telecom, forse Enel e tutti risero perché non è che ci fosse alternativa e quindi non occorreva far pubblicità per “spingere” il prodotto. Poi si scoprì che serviva per ricattare i giornali: io ti do i soldi della pubblicità, se fai un articolo che non mi piace te la levo e ci rimetti.
    Lo stesso accade con il finanziamento pubblico ai giornali, se i giornali non accettano le veline del governo di turno c’è la minaccia di levare il contributo e si giornali dovessero campare solo grazie alle copie vendute chiuderebbero quasi tutti già domani. La cosa si nota sia per la classifica della libertà di stampa, che vede sempre l’Italia agli ultimissimi posti dei paesi civilizzati, sia per la mancanza di criticità in alcune situazioni, pensiamo alla diffusione di notizie in merito a green pass, lock down, vaccini, ecc. Mi pare ovvio che vista la pessima qualità della carta igienica stampata italiana sia ormai indifferibile un bel provvedimento in stile Milei sull’argomento.

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