di GILBERTO ONETO
Ci sono tre buoni ordini di ragioni per essere soddisfatti dell’esclusione della nazionale italiana dai campionati di calcio del Brasile: tecnico-sportive, morali e politiche.
Si tratta di una comitiva di brocchi, buona per un torneo di parrocchia o per un incontro scapoli-ammogliati: è perciò giusto che sia stata eliminata da un evento che pretende di ospitare squadre serie e capaci di giocare ai migliori livelli.
È moralmente giusto che siano stati rispediti a casa dei ragazzotti viziati, prepotenti, ignoranti e supponenti; gente che viene riempita di soldi per prendere (malamente) a calci un pallone in un paese pieno di disoccupati, sottoccupati, gente che fatica a campare e a mantenere la famiglia lavorando onestamente. Dove ci sono pensionati che guadagnano in un mese quanto questi barlafusi ricevono per un quarto d’ora di strafottenze in pantaloncini corti. La loro stessa esistenza è un insulto alle fatiche, alla laboriosità e all’impegno di milioni di persone che lavorano con le braccia e con il cervello: parti anatomiche che il regolamento di gioco impedisce a questi gaglioffi di usare “sul lavoro” e che loro utilizzano volentieri solo per ostentazioni di tatuaggi e capigliature da tamarro. I loro sguardi penetranti e le loro abbronzature riempiono rotocalchi e notiziari, le loro morose (tutte belline, tutte virtuose e dotte) sono oggetto di feticistica ammirazione. Non basta che se ne siano tornati a casa con le pive nel sacco (peraltro sempre pieno): qualche mese a raccogliere pompelmi o angurie in una azienda agricola irrobustirebbe sicuramente la loro posizione sulla scala evoluzionistica.
È giusto, provvidenziale e mirabile che sia stato sgonfiato rapidamente il gigantesco bidone delle implicazioni politico-patriottiche. L’Italia è stata messa insieme con violenze e inganni, e lo è rimasta con violenze, inganni, menzogne e dosi industriali di bostik propagandistico. In passato prevalevano le guerre, le repressioni e il libro Cuore, in tempi più recenti i patrioti italiani maneggiano principalmente festival di canzonette e grandi quantità di pallone. Gli stadi calcistici hanno preso il posto nelle liturgie tricolori di sacrari, sacelli e altari della patria. Negli stadi si canta l’inno (in realtà – sia per ignoranza che per involontario rispetto per le muse della poesia e della musica – sempre e solo la prima strofa, quella del “siam pronti alla morte, paraponziponzipò”), negli stadi si sventolano le bandiere giacobine, negli stadi si combatte il surrogato della guerra, negli stadi i capipopolo (da Renzi a Genny ‘a carogna) esaltano le folle, negli stadi i moderni gladiatori offrono il loro petto per la patria e per l’onore. L’Italia unita, che non ha mai vinto una guerra o una battaglia senza barare, si trasforma in divinità guerriera inseguendo un pallone in mutandoni. Il calcio è la punta di diamante dell’identitarismo patriottico italiano ed è un bene per tutta la gente mite e onesta che esso abbia ricevuto una salutare scoppola. La sera prima dell’ultimo incontro l’allenatore (il comandante supremo, il Cadorna e il Garibaldi della legione italiana) l’aveva chiaramente buttata in politica accusando di disfattismo e di scarso sentimento patriottico ogni cuore che non palpitasse per il patrio pallone: «L’Uruguay ha un senso patriottico che noi non abbiamo: ricordiamoci che siamo l’Italia, giochiamo anche per la Patria». Eia, eia alalà!
E per finire, e giusto per amore della statistica (ma non solo), va sottolineato che dei 23 giovinotti, solo sei sono nati in Padania e uno di loro è anche oriundo.
Non so proprio cosa dire: ha detto tutto o quasi Oneto..!
grazie Gilberto
Gentile Oneto, innanzitutto la ringrazion per le sue riflessioni. Vorrei però dirle che, da linguista interessato al mantenimento delle lingue regionali d’Italia, mi piange il cuore quando leggo nei suoi articoli parole lombarde italianizzate tipo “barlafusi”, e altre parole del genere. Questo uso non fa altro che aumentare il lessico dell’italiano impoverendo sempre piu’ questa nostra già malandata lingua. Impariamo dai catalani anche su questo: se ci teniamo alla nostra lingua allora parliamo e scriviamo o in italiano o in lombardo, non nel primo con una spolverata di simboli dal secondo. Questo non fa altro che aricchire l’italiano e mettere un’altro chiodo nella bara del lombardo. Grazie.
Replica ai commenti precendenti.
Tanto per cominciare, non difendo certo le sovvenzioni statali al calcio e, più in generale, a qualunque altro sport. Mi guardo bene, poi, dal difendere rai&co. Rai, ministeri dello sport… andrebbero tutti smantellati. E anche un bel taglietto agli organici dei celerini menzionati da Sergio non sarebbe male…
Resto comunque dell’idea che il sistema pensionistico sia un gigantesco schema Ponzi, e che parecchie minime, per le quali non sono stati effettuati manco versamenti minimi, farebbero bene a tacere, anziché dare addosso a certe pensioni d’oro pagate in platino. Mica vorremo credere che le pensioni d’oro siano solo quelle “for free” di politici&sindacalisti?
Il discorso che Unione Cisalpina fa sui limiti agli stipendi – di calciatori, di manager del settore privato piuttosto che di sciacquette televisive – a mio avviso è molto pericoloso. Sappiamo bene dove porta quella strada. Se uno non riesce a mandar giù le milionate che prende il manager della società X, non ha che da attuare il proprio boicottaggio personale dei prodotti della X. Tra le altre cose: piantiamola con ‘sta storia della “meritocrazia”. Molti non lo sanno, ma è un concetto caro a chi tratteggia scenari distopici…
@ALBERTROCAIRO
kuel “mereitokratiko” kui io facevo riferimento era solo kuello necessario a stabilire il valore e kapacità del singolo, x distinguerlo dagli altri … la differente remunerazione è riferita alle singole kapacità individualI ke kollokano e distinguono il soggetto nel suo giusto grado e valore nella skala di komparazione kui fa riferimento la sua specializzazione …
altra kosa è, sfruttando il merito, xmettere gli scempi remunerativi ke a diario osserviamo nei settori indikati e ke obtorto kollo, su tutti noi pesano e sul sistema sociale stesso … ti rikordo ke il konsumatore è il vero ed uniko datore di lavoro INDISKUSSO e lo siamo TUTTI NOI … l’IMPRENDITORE è altra kosa ed ankorkè LAVORATORE, non è dipendente e/o subalterno salariato … 😀
PS – NON POTER KOPIAINKOLLARE E/O RIPORTARE URL E CITAZIONI IN KUESTI TWEET è NEGATIVO E LIMITATIVO …
Ad Alberto Cairo sfugge il fatto che quei giocatori prendono un sacco di soldi anche per giocare in nazionale, meglio sarebbe chiamarla statale… e paghiamo noi!!!!
Quindi l’eliminazione costituisce anche di un bel risparmio, perchè sono lautamente stipendiati, oltre ad avere tutto spesato e pagato. Ieri i giocatori algerini hanno devoluto tutti i loro premi partita ai bambini di Gaza, si tratta di 9 milioni. Se gli algerini prendono 9 milioni cosa avrebbero preso i 23 giocatori italiani fossero arrivati in finale?
Possibile che neppure Grillo, che pure è pronto a colpire ogni spreco, abbia avuto nulla da ridire sulle vagonate di milioni di euro che lo stato dà alla statale (non nazionale) italiana? Se sono così patriottici perchè non giocano gratis? Spesati di tutto, ma almeno gratis!!!!! NO, per giocare per la loro amata patria, vogliono vagonate di soldi!!!!!!!!
Per quanto riguarda poi gli aspetti patriottici, quelle di Oneto sono parole sante! Quando la Costa Rica e l’Uruguray hanno fatto gol alla statale italiana gongolavo a pensare ai musi lunghi dei vari Napolitano, Grasso, Boldrini, Mussolini, Fini e compagnia cantante.
Notti tragiche sotto il cielo di un’estate brasiliana!!!!!!!!
@GIANFRANCESCO
cerkiamo anke di smetterla kon kuesta kontinua esaltazione del business internazionale del buonismo sia finanziario ke politiko_religioso (… x il ritorno d’immagine ke akkredita) ke invade lo sport dilettantistiko (poko) e di mestiere pure (kome kuesto kalcio, tennis, basket, atletika, pugilato, lotta, ciklismo, etc.) kon spot pietisti ed iniziative karitatevoli da rompere fortemente i koglioni anke nei momenti d’evasione, di svago …
sembra kuasi ke godano kon la miseria altrui e cerkino di rinfacciarla ai cittadini, ad ogni piè sospinto, kuasi non sostenessimo già pesantemente gli introiti dei governi scialakkuatori ke, invece, dìssipano e rubano …
xkè non reklamano a kuesti, rinfacciandolo, l’aiuto ke pretendono da noi, millantando un voler far del bene, ke invece è komplice delle sporcizie e porkerie dei nostri amministratori civili e religiosi, korrotti e malversori ke divorano enormi e MILIARDARIE risorse …
xkè tacciono su kuesti, ma ci rompono le palle anke nei momenti di relax (si fa x dire …) kon pretestuose loro kuestue pubblike od eklatanti azioni una tantum simili a kueste degli algerini, fortemente religiosizzate e politicizzate… e kuindi, x di +, settarie… kuando non razziste !?
PS – NON POTER KOPIAINKOLLARE e/o RIPORTARE URL e CITAZIONI IN KUESTI TWEET è NEGATIVO E LIMITATIVO
Teniamo presente che buonismo&politicamente corretto spesso sopperiscono alla mancanza di contenuti, specie nello spettacolo. Qui da noi, poi, il cinema sinistrato da tempo riscaldata il solito brodino a base di un generico impegno sociale, allungato con un po’ di terzomondismo. Spesso e volentieri, la prima domanda che gli “esperti” pongono all’autore di un libro, al regista di un film è: “Quale messaggio sociale vuole trasmettere?”. L’idea che un film, libro possa essere solo per svago e bon nemmeno li sfiora. Anzi: li inorridisce. Del resto, quella dei fini “sociali” è un vecchio trucco che i prenditori – in questo come negli altri paesi dell’urse – applicano da sempre, con molto successo. Basti vedere, per restare in tema di spettacolo, quanti bei fondi si ciucciano registucoli&attorucoli sinistrati. E guai a tagliarli, quegli odiosi privilegi – meglio alzare ancora le accise. Il “sociale” è un vero e proprio passepartout capace di vincere qualunque resistenza. Infatti, se qualcuno s’azzarda a contestare una qualche spesa pubblica irragionevole, è sufficiente ammantarla di “sociale” per mettere a tacere il bastian contrario. Pochi resistono: quasi nessuno accetta il rischio d’essere additato in pubblico quale “macellaio sociale”, mostro che toglie il latte alle ragazze madri, che vuole ingabbiare i parrocchetti atterrati clandestinamente. Non sono forse di questo tenore le accuse che gli statalisti – di ogni colore, eh! – vomitano addosso ai loro (pochi) oppositori?
… insomma, se vuoi avere diritti, kompi prima gli obblighi … giusto ..,.
e xò un limite di decenza alle rikompense xcepite da manager di ogni ordine e grado, artisti, kalciatori e/o xsonaggi dello spettakolo etc. (non parlo di merkato ed attività industriali, kommerciali e/o agrikole od artigianali) ke hanno entrate spropositate sfruttando cirkostanze ke vanno aldilà dei loro meriti oggettivi e ke si dimostrano avulsi dal komun pudore e necessità di rispetto del prossimo e dei cittadini tutti (… e kuì non si tratta d’una lotteria o kolpo di kulo -fortuna- kasuale, pressokè irripetibile ed uniko…)
dicevo ke ci dovrebbe essere una legge perekuativa ke, lasciando libero il merkato d’attribuire al tal soggetto il suo kompenso merityokratiko, lo riportasse xò alla decenza sociale, mediante l’introduzione d’un surplus tassativo mirato, regolatore dell’indecenza retributiva ke il merkato, pur rimanendo libero nel suo mekkanismo di domanda ed offerta, dovrebbe poterlo korreggere nelle sue storture … merkato libero sì, ma kon regole
PS – a me dispiace skrivere ed esprimere koncetti su kuesto giornale ke non posso kopiainkollare e trasferire nel mio file xsonale o viceversa, da lì, trrasferirlo su kuesto spazio…
è una frustrazione ke impedisce l’approfondimento del tema limitandone il nostro apporto alla diskussione … e kome già detto in altro 3D mi pare ke i kommenti di noi inserzionisti, si siano ridotti a tweets x twitts … 😀
… pensare di non poter kopiare kuanto skritto e doverlo xdere, mi disturba e limita…
era diretto a @ALBERTOCAIRO
Personalmente da decenni tifo per le squadre “gemelle” Svizzera, Germania, Danimarca, Svezia, ecc e sempre contro l’italia, la squadra degli invasori.
La cosa che fa più ridere è che in italia quando si parla di sport, giornali, Tv, ecc si intende sempre e solo calcio, agli altri sport vengono relegati spazi infimi e credo che se si potesse fare a meno, neppure quelli.
Poi si vanno a vedere i risultati, un campionato di calcio mediocre, pieno di interruzioni, simulazioni, ecc, non più uno sport ma spettacolo, tra partite vendute, gente che sembra moribonda ed appena ottenuto il fallo salta su come un grillo, uno sport più falso del wrestling. Ovvio che questi “showmen” milionari appena devono giocare sul serio a calcio, nelle coppe europee, nei mondiali, rimedino solo figuracce e pessimi risultati.
Poi esiste il vero sport, dal mediterraneo ed italico calcio si passa a sport più locali, sci, slittino, fondo, atletica, scherma, tennis, nuoto, quegli sport agli italiani non interessano ma sono praticati dai padani. E li i successi arrivano, sempre, ma se ci fossero più fondi quanti risultati si potrebbero avere? La squadra di sci è praticamente la squadra del Sud Tirolo, possibile che nessun valdostano riesca ad emrgere?
Però i soldi invece vanno sempre al calcio, alla costruzione di stadi, cosa si potrebbe fare se l’atletica, lo sci, il pattinaggio avessero gli stessi soldi e gli stessi sponsor del calcio? Ma in fondo basterebbe dare loro il medesimo spazio sui giornali e in tv.
Lasciamo l’italia al suo calcio, specchio fedele del fallimento generale di uno Stato artificiale e pensiamo ai nostri sport.
il calcio è lo sport statale italione perchè è uno sport profondamente ingiusto: per la sua struttura (il punteggio è scarso), una partita piò essere vinta dalla squadra che ha giocato peggio. Il solito “stellone”, il solito mondo magico e irrazionale, antimeritocratico.
Il “nostro” sport per antonomasia è il pallone elastico, credo che sia giocato solo in Piemonte e nella Liguria di Ponente, ma mettiamoci pure gli sport invernali, circondati come siamo da Alpi ed Appennini.
Non condivido il passaggio su calciatori vs. pensionati. Il calciatore – cafone, mentecatto, tutto quel che si vuole – che prende milioni da una società privata non mi fa né caldo né freddo. A me del calcio non frega niente, e sono libero di non contribuire a dette milionate. A farmi girare le balle sono (anche) tutti quei pensionati che prendono una miseria di pensione – lamentandosene – senza però aver versato il becco d’un contributo! E queste mancette mi tocca pagarle. Come al solito: aboliamo l’immondo calderone uelfarista, e non se ne parli più.
Mah.. Ci sarebbe da valutare anche quanto costa a tutti noi il patriottico carrozzone calcio, a partire (solo per fare un esempio) dalla mobilitazione settimanale di legioni di cellerini per dividere bande di scalmanati intenzionate ad accoltellarsi vicendevolmente …
Giusto! Se il calcio è un’industria che produce migliaia di milioni di euro nel mondo, non vedo perchè (ad esempio) Ibrahimovic debba rinunciare ai suoi 14 milioni l’anno se uno sceicco glieli offre.
Mi fa però incazzare il fatto che la nazionale prenda contributi pubblici attraverso il ministero dello sport, e che la rai ci vada a nozze! Quindi se han fatto una figura dimerda godo!