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Gli eco-nazi superano sempre il limite dell’idiozia

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di MATTEO CORSINI

Già qualche mese fa ho commentato una delle follie del Green Deal europeo, la creatura fortemente voluta da Frans Timmermans (continuo a pensare che fu un evento infausto il giorno in cui gli olandesi lo elessero mandandolo a fare danni in Europa): la direttiva che impone alle società di fare la due diligence sulla sostenibilità della loro intera filiera di fornitura (Corporate Sustainability Due Diligence Directive, CSDDD).

Una cosa che costerà milionate di euro ad aziende anche di medie dimensioni, soprattutto se hanno catene di fornitura “lunghe”. Con qualche dubbio sulla effettiva capacità di tracciare tutto quanto.

Come sempre in questi casi ci sono alcune categorie di soggetti che accolgono con grande entusiasmo i nuovi adempimenti. Non (necessariamente) perché animati da passioni ambientaliste, quanto perché ciò rappresenta una opportunità di business o di carriera. Non a caso gli entusiasti appartengono quasi sempre a una di queste categorie:

  • 1) persone che lavorano per società di consulenza, o che le fondano intravedendo una opportunità di business che non deriva da una domanda spontanea, ma da un obbligo legislativo;
  • 2) studi legali, per i quali ogni nuova direttiva rappresenta per definizione una opportunità di lavoro;
  • 3) manager di grandi aziende, per i quali si aprono prospettive di nuove remunerative posizioni in organigramma da occupare.

A farne le spese saranno soprattutto le piccole aziende fornitrici, che non hanno budget abbastanza capienti da potersi permettere i costi associati alle attività che dovranno porre in essere per consentire ai loro clienti di maggiori di mensioni di essere conformi ai dettami della direttiva.

Poi ci sono casi come quello sotto gli occhi del mondo intero in queste settimane, ossia le Olimpiadi di Parigi, in cui l’approccio (iper)ecologista ha creato non pochi disagi agli atleti. Dalla carenza di carne da mangiare, ad alloggi che sembrano forni perché non dotati di condizionatori d’aria. Mancava solo che le medaglie, invece di essere di oro, argento e bronzo, fossero di tofu, seitan e tempeh…

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