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Gli incentivi uccidono il mercato

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di MATTEO CORSINI

Secondo Unrae, l’associazione dei produttori di auto stranieri, servirà attendere il 2027 per recuperare in Italia il numero di immatricolazioni del 2019. Tra l’altro in Italia cresce praticamente solo il noleggio a lungo termine, segno (anche) che la proprietà è meno accessibile, mentre l’elettrificazione conquista il cuore (e il portafoglio) solo di 4 automobilisti su 100, nonostante la pressante propaganda.
Secondo Andrea Cardinali, direttore di Unrae,il problema dell’Italia non è il reddito medio, più alto di paesi dove la penetrazione dei modelli “BEV” è maggiore, né le carenze di infrastrutture di ricarica, visto che siamo 15esimi in Europa per capillarità, quanto piuttosto il meccanismo degli incentivi, che non funziona.”
Ora, se un mercato “funziona” solo a suon di incentivi, significa che non vi è sufficiente domanda spontanea. E il perché non ci sia sufficiente domanda spontanea è noto a tutti: dai prezzi superiori mediamente del 20-30% rispetto a veicoli con motore endotermico, per un prodotto che non ha prestazioni migliori, al più rapido deprezzamento, senza dimenticare i ben noti tempi di ricarica, che a oggi non sarebbero accorciati neppure se ci fosse una colonnina ogni 50 metri. Tra l’altro non esiste, a oggi, un connettore universale, quindi non tutti i punti di ricarica vanno bene per una specifica marca.
Andrebbe poi ricordato che gli incentivi non sono pasti gratis, perché qualcuno deve pagare il conto. E quel qualcuno non di rado è chi una auto elettrica non la vuole e/o non se la può permettere.
In definitiva, passano gli anni, i miracoli promessi dai fautori dell’elettrificazione forzata non si sono ancora materializzati, e il settore continua a battere cassa per evitare o limitare perdite miliardarie che finora stanno producendo i veicoli a batteria. Il tutto per ridurre le emissioni di una percentuale del tutto non significativa. Ci sarà mai limite al peggio?

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