di MATTEO CORSINI
Se in Italia la pressione fiscale è molto alta, anche in Francia i pagatori di tasse non se la passano affatto bene. All’ennesimo balzello imposto dal socialista (sotto diversa etichetta) Macron, questa volta sui carburanti per finanziare una transizione alle energie “pulite” (personalmente le tasse con la giustificazione politically correct mi risultano perfino più indigeste delle altre), si è generata una rivolta da parte di un cospicuo numero di tartassati.
In spregio di ogni logica e buon senso, Macron ha accompagnato la misura con una riduzione del limite di velocità sulle strade extraurbane, portandolo a 80 km/h. Misura contro il buon senso perché le automobili oggi consentirebbero con la stessa sicurezza di viaggiare a velocità superiori, non inferiori, rispetto ai decenni scorsi. Misura, quindi, che non può avere altra reale finalità se non quella di incrementare gli introiti da multe. Pratica ben nota anche in Italia, peraltro.
Probabilmente insoddisfatto del costante calo di popolarità, Macron rilascia dichiarazioni che non possono far altro che ridurre ulteriormente il gradimento nei suoi confronti. Per esempio, ecco cosa ha detto nei giorni scorsi, prima di essere costretto a fare (almeno per ora) retromarcia sulla (eco)tassa:
- “Bisogna trovare un metodo per rendere più intelligente questa tassa, in modo che ogni trimestre se ne possano attenuare gli effetti per i cittadini”.
Il correttivo “intelligente” avrebbe dovuto consistere in una rimodulazione delle aliquote in base all’andamento del prezzo del petrolio. Al cospetto di affermazioni del genere, uno si rende conto che c’è di peggio perfino del “le tasse sono una cosa bellissima” del fu Tommaso Padoa-Schioppa.
Nessuna tassa è intelligente. Probabilmente anche per questo Maffeo Pantaleoni ebbe a dire che “qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”. E perfino diventare presidente, pare.
La rivolta dei gilet gialli ha per ora costretto Macron a tornare sui suoi passi, ma ha anche fornito, almeno al sottoscritto, la conferma di quanto lo statalismo e lo stato sociale creino dipendenza. Accanto alla protesta contro la nuova tassa, ci sono richieste di aumenti di servizi pubblici (che costano, evidentemente), oltre a distruttori della proprietà altrui.
Solo chi cresce in un ambiente in cui lo Stato è visto come la soluzione a ogni problema può illudersi che sia possibile avere tutto gratis. Peccato che i francesi non abbiano memoria della definizione di Stato che diede Frederic Bastiat: “La grande illusione attraverso la quale tutti cercano di vivere alle spalle degli altri”. Proprio la stessa illusione che, temo, animi un buon numero di coloro che protestano in Francia.
in nome dello stato hanno fatto stragi enormi i francesi, tanto imitati dai nostri intellettuali della penisola che hanno favorito stravolgimenti dal settecento ad oggi… perfino i tedeschi, odiati per la schoa in tutto il mondo hanno imitato i francesi che fecero di peggio contro i vandeani… tutto nascosto, tutto dimenticato! perfino Giulio Verne che era bretone non potè veder pubblicato dal suo editore un suo racconto lì ambientato: Il Conte di Chateleine, che vede l’uscita tradotto in Italia solo recentemente da una casa editrice minore… i francesi? sempre eccessivi e sempre perdonati… noi invece sempre ripresi, e i primi a farlo e a dare l’avvio per una critica di esterni li abbiamo in casa… appunto, una casa che non è comune, perché non lo è mai stata!…e dovremmo prenderne atto una buona volta, sennò saremo sempre oggetto di zimbello da tutti in Europa…