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Gli studi della bce e la loro pretesa di essere vangelo

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DI MATTEO CORSINI

Quando una qualsiasi impresa parla dei propri prodotti e servizi tende a metterne in luce i punti di forza, a volte con un eccesso di enfasi che ricade nella definizione di pubblicità ingannevole. Fa parte delle attività di marketing, per cui nessuno si stupisce di questo. Al tempo stesso, nessuno attribuisce obiettività e imparzialità a quelle comunicazioni. Come si suol dire, non è buona cosa chiedere all’oste se il suo vino è buono.

Questo semplice principio di buon senso viene tuttavia accantonato, per lo meno da parte dei mezzi di comunicazione mainstream, quando si tratta di analisi condotte da dipendenti di una determinata istituzione pubblica circa gli effetti dei provvedimenti assunti dall’istituzione medesima.

Ne sono un esempio gli studi che periodicamente sono condotti da economisti della Bce (o di banche centrali dei Paesi membri dell’area euro) circa gli effetti della politica monetaria. Magari capita anche che gli autori dichiarino – ma si tratta di una prassi priva di significato sostanziale – che il contenuto dello studio non rappresenta il punto di vista dell’istituzione ma solo quello degli autori.

Tuttavia, suppongo che in pochi attribuirebbero obiettività a uno studio “scientifico” condotto dai dipendenti dell’oste di cui sopra circa le qualità del vino della casa. Men che meno si attenderebbero che l’oste pubblicasse studi “scientifici” effettuati da propri dipendenti qualora sostenessero che il vino della casa non è poi così buono.

Ma, come dicevo, il buon senso pare essere accantonato, per esempio dal Sole 24Ore, che dando notizia di uno studio di economisti della Bce che porterebbe evidenza della prevalenza di effetti positivi su quelli negativi sulla redditività delle banche a seguito dell’introduzione della politica dei tassi di interesse negativi, ha riportato un commento del il vicepresidente Vitor Constancio, convinto che  “l’evidenza finora accumulata dimostra che gli effetti negativi di questa politica sono stati dominati dai lati positivi, mostrando che si tratta di un nuovo strumento che le Banche centrali possono utilizzare in circostanze eccezionali”.

A parte il fatto che dal vice oste non ci si può attendere una valutazione diversa da questa, Constancio cade a mio parere nell’errore tipico messo in evidenza, tra gli altri, da Henry Hazlitt in “L’economia in una lezione”. Quello, cioè, di valutare gli effetti di una politica sul breve periodo e su un certo gruppo di soggetti, invece di pensare al lungo periodo e a tutti i soggetti.  Comunque basterebbe ricordarsi di non rivolgersi all’oste per avere un parere sul vino che vende.

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