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Gli “zio tom” dell’indipendentismo nostrano

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STORIETRADIZIONIdi ENZO TRENTIN

È capitato un po’ a tutti d’ascoltare, in luoghi diversi ed involontariamente, qualche discorso fatto dai vicini. Ciò che qui, a memoria, riporteremo è quanto abbiamo udito alcuni giorni fa in Campo San Polo a Venezia. C’erano Toni e Nane, ed un nutrito gruppo di persone.

Il gruppo di veneziani: «Vogliamo vivere in un paese normale; vogliamo che ci venga data soddisfazione.»
Toni: «Allora seguitemi, e scolteme amici. Nane, ti va dall’altra parte; dividiamo il gruppo. Coloro che vogliono udire me parlare, restino qui; quelli che vogliono sentire Nane, vadano con lui, e sarà resa pubblica ragione della situazione attuale.»
1° Veneziano: «Mi vogio sentir parlar Toni
2° Veneziano: «Io voglio udire Nane, poi paragoneremo le ragioni che ci rendono ascoltandole ora separatamente

Toni con alcune persone si fanno da parte.

Nane con quelli rimasti comincia a parlare: «Ste boni e pazienti sino alla fine. Veneti, compatrioti, e amici! Scolteme per la mia causa; e fate silenzio per poter udire; credetemi per il mio onore; ed abbiate rispetto pel mio onore affinché possiate credere; giudicatemi nella vostra saggezza, ed acuite il vostro ingegno affinché meglio possiate giudicare. Se vi è alcuno qui in questa assemblea, alcun caro amico di Plebiscito.EU, a lui io dico che l’amore di Noi Veneto indipendente.org per l’autodeterminazione non è minore al suo, né a quello di Indipendenza Veneta.com o di Prima il Veneto.org. Se poi quell’amico domanda perché i primi si distinguono dagli altri, questa è la mia risposta: non che io amavo meno d’essere indipendente, ma che amavo di più l’efficienza e la statura morale della Repubblica di Venezia. Preferireste continuare con la criminalità politico-sociale di Roma, e morire tutti da schiavi fiscali, o con un risorto Stato Veneto vivere tutti da uomini liberi? In quanto alla Repubblica italiana, io piango per lei; in quanto la fortuna mai le arrise; quanto alla sua scandalosa pseudo democrazia, io preferisco se ne vada per i fatti suoi; non vi sono lacrime per il suo amore, gioia per la sua fortuna, onore per il suo coraggio, e morte per la sua ambizione, che altro non è se non l’ambizione di pochi politicanti abituati a vivere alle spalle dei contribuenti. Chi v’è qui sì abietto che sarebbe pronto ad essere schiavo di una democrazia che nulla concede all’esercizio della sovranità popolare, princìpio cardine della democrazia stessa? Se vi è, che parli; perché lui, io intendo offendere. Chi vi è qui sì barbaro che non vorrebbe essere un veneto vissuto nel corso di una frazione di tempo dei circa 1.100 anni della Repubblica marciana? Se vi è, che parli; perché lui, io intendo offendere. Chi vi è qui sì vile che non ami la sua patria? Se vi è, che parli; perché lui ho offeso. Aspetto una risposta.»
I veneziani: «Nessuno, Nane, nessuno
Nane: «Allora nessuno io ho offeso. Non ho fatto di più all’unità d’Italia di quello che voi farete a Roma. Il giudizio sulla sua inefficienza, corruttibilità e sul suo pauperismo della res publica è registrato in Parlamento; la sua gloria, se ci fu, non è attenuata per ciò in cui fu degna, né i suoi torti esagerati per i quali noi soffriamo un deficit di vivere civile che c’impongono ulteriori sacrifici in libertà e benessere sociale.»

Nel frattempo attraversa Campo San Polo: Marco. È un po’ distratto e va canticchiando sommessamente: «La biondina in gondoleta, l’altra sera goo menàda…! [VEDI QUI] Benché nessuna parte abbia avuto nella discussione, riceverà il beneficio d’essere interpellato.

Nane fa per andarsene, ma prima lancia l’esortazione a che tutti i movimenti e partiti indipendentisti veneti si uniscano, poiché è l’unione che fa la forza.

Da tutto il gruppo sorge un coro: «Bravo Nane! Bravo!»

Nane: «Buoni compatrioti, lasciatemi partire solo, e, per amore mio, restate qui con el pope [gondoliere] Marco. Onorate le sue argomentazioni che mirano a glorificare unità politica, che con nostra licenza gli è concesso di fare. Vi prego, non un solo uomo se ne vada eccetto me, finché Marco non abbia parlato.», e se ne va.

1° Veneziano: «Fermi, oh! Scoltemo Marco
3° Veneziano: «Chel diga la sua; l’udremo. Savio Marco parla.»
Marco: «Va ben! Par la stima della saggezza de Nane, me sento obligà.» e prosegue: «consentimi di dissuadervi da un’idea a mio modo vedere discutibile. Basta guardare alla storia degli indipendentismi per constatare che ci sono sempre stati i frazionismi, i distinguo, le prese di distanza politico-ideologiche. Solo per citare alcuni esempi: in Russia ai fini della lotta rivoluzionaria contro il potere dispotico dello Zar (che in realtà tale non era o non lo era del tutto) i bolscevichi si staccarono decisamente dai menscevichi, e dopo non poche difficoltà Lenin riuscì a prevalere. La stessa cosa può dirsi per l’ex Indocina francese: svariati movimenti divisi ideologicamente tra loro si riunirono nel Viet-Minh. Il Fronte di Liberazione Nazionale era un’organizzazione multipartitica, c’erano tra gli altri anche il Partito Democratico e il Partito Radicale Socialista. Solo quando prevalse la linea di Hồ Chí Minh si ebbe il sopravvento dei Vietcong. Nell’Algeria francese (che a differenza di tutte le altre colonie era considerata territorio metropolitano francese), le fazioni indipendentiste erano numerose. Solo quando l’FLN (Front de Libération national) riuscì a presentare un progetto di nuovo assetto istituzionale, le altre fazioni scomparvero.

«Col permesso di Nane e di voialtri – ché Nane è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io sono qui a parlare. E qui veniamo al nocciolo della questione: unirsi per che cosa?

Allo stato attuale io non conosco una formazione indipendentista veneta che sia in grado di presentare un progetto istituzionale credibile e atto a superare l’andazzo politico intrapreso dai vari governi italiani… tutti invocano una moralità pubblica, ma secondo quale morale?

«Constato che numerosi soggetti, con un ben determinato pedigree politico fatto di “battaglie sotto molte bandiere”, oggi si da’ da fare per essere eletto alla Regione Veneto.
«Sostanzialmente dichiarano: “votate per noi. Una volta eletti in Regione dichiareremo l’indipendenza.”
«Io dico: “Sì! Ma quale?” Non vorremo lasciare “il dopo” ai partiti che da strumento di partecipazione dei cittadini alla vita politica sono diventati “possessori” della vita politica alla quale i cittadini sono invitati solo come spettatori?!? Ma Nane è uomo d’onore e noi dobbiamo credergli.»

4° Veneziano: «Che dice di Nane?»
3° Veneziano: «Dice che per amore di Nane si sente obbligato a parlar schietto
4° Veneziano: «Sarà bene che egli non sparli di Nane qui

Marco riprende: «In primo luogo questi disinvolti indipendentisti difficilmente otterranno un consenso elettorale talmente massiccio da materializzare una loro presenza determinante. D’altro canto, i politici vanno giudicati non per quello che dicono, bensì per quello che fanno. E i politici indipendentisti cui faccio riferimento, sappiamo benissimo cosa hanno fatto.»

E prosegue: «In questi giorni in Catalunya hanno materializzato uno pseudo referendum. Circa 2.305.000 cittadini si sono recati alle urne, e hanno detto Sì per circa l’81%. Gli aventi diritto erano circa 5.500.000. Ora Artur Mas afferma che Mariano Rajoy dovrà ascoltare le ragioni degli indipendentisti. Vi domando: come mai tra il 16 e 21 marzo 2014 in Veneto c’è stata un’analoga consultazione per via telematica, che ha avuto 2.360.235 voti validi, pari al 63,23% degli aventi diritto al voto, e il Sì è prevalso con 2.102.969, pari all’89,10% dei voti validi espressi, e nessuno si fila i promotori? E i 10 saggi contestualmente eletti che dovevano contrattare con lo Stato italiano, cosa hanno negoziato? Ciononostante Nane e in Plebiscito.EU sono tutti uomini d’onore e noi dobbiamo credergli.»

3° Veneziano: «Davvero, questo è certo: siamo stati bravi, ma Roma non è disponibile a nessun dialogo. Anzi... né i 10 saggi hanno fatto qualcosa di rilevante e documentabile
2° Veneziano: «Silenzio! Scoltemo quel che Marco può dire ancora
Marco: «O voi gentili veneziani…»
I veneziani: «Silenzio, oh! Ascoltemolo

Marco: «Amici, veneti, compatrioti, prestatemi orecchio; io non vengo a seppellire le vostre aspettative, ma a lodarle. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di molti sedicenti indipendentisti. Il nobile Nane vi ha detto che ci sono degli ambiziosi. Se è così, è un ben grave difetto, e gravemente ne pagheranno il fio. Qui, col permesso di Nane e degli altri – ché Nane è uomo d’onore; così sono tutti: Noi Veneto indipendente.org, Plebiscito.EU, Indipendenza Veneta.com e Prima il Veneto.org, tutti sono uomini d’onore – io vengo a parlare della dichiarazione d’indipendenza fatta a Treviso la sera del 21 marzo 2014. Ora che ci si è dichiaranti indipendenti dallo Stato italiano, perché qualcuno da’ vita al partito “Veneto Sì” per concorrere alle elezioni regionali venete del 2015? E ciononostante Nane è uomo d’onore; così sono tutti in Plebiscito.EU sono uomini d’onore.

O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione. Scusatemi; il mio sconcerto è grande, debbo tacere sinché non ritorni a me.»

1° Veneziano: «Mi pare che vi sia molta ragione nelle sue parole.»
2° Veneziano: «Se tu consideri bene la cosa, questa è una bella gabola
3° Veneziano: «Vi sembra, signori? Temo che di peggiori ne vedremo ancora
4° Veneziano: «Se si troverà che è così qualcuno la pagherà ben cara
3° Veneziano: «Non v’è uomo a Venezia più ragionevole di Marco
Veneziano: «Ora, osservatelo, ricomincia a parlare.»

Marco: «Costoro che parlano tutti di unità d’intenti, perché non abbandonano i loro personalismi, i loro distinguo, le loro personali ambizioni e si mettono intorno ad un tavolo a progettare le regole con le quali si può controllare l’operato del governo di quel nuovo soggetto indipendente che bramano? A cui tutti aspiriamo! Se non ne hanno la personale capacità, perché non coinvolgono quei cattedratici che pure simpatizzano per l’indipendentismo? Non sarà che questi sedicenti indipendentisti vogliono il nostro voto, ed una volta ottenutolo si sentiranno legittimati a fare quello che vogliono loro come hanno sempre fatto tutti i politicanti del “Belpaese”? O signori, se io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei un torto a Nane e un torto a Toni, i quali, lo sapete tutti, sono uomini d’onore, e non voglio far loro torto. Preferisco piuttosto far torto al mio intelletto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente.»

Marco mostra di volersene andare.

4° Veneziano: «In cerchio; stemoghe intorno.»
1° Veneziano: «Lontani; no staxì intorno in sto modo!»
2° Veneziano: «Fate posto a Marco, al saggio Marco
Marco: «No, non vi affollate intorno a me; alontaneve
I Veneziani: «State indietro! Largo! Andate indietro!»

Marco riprende: «C’è una rabbia, quella degli italiani stremati dalla disoccupazione giovanile al 50%, che nell’ex isola felice chiamata Veneto rischia di esplodere in maniera ancora più violenta. A centinaia i piccoli imprenditori si sono suicidati e altri, forse, li imiteranno. È naturale dire che se qualcuno pensa di combattere per l’indipendenza veneta facendo terrorismo allora è un pazzo oppure siamo a Carnevale. Ma i Paesi non possono essere bloccati in eterno, è normale che la tensione debba trovare uno sbocco ogni volta differente: un giorno sono i forconi, il giorno dopo i presidi organizzati per il 9 dicembre 2013 in Veneto, poi i secessionisti, è inevitabile che sia così. Ciononostante a molti vien voglia di turarsi il naso, e ripiegano su un coinvolgimento diretto della Lega Nord. Tuttavia questa non c’entrava nel 1997 quando ci fu la “presa del campanile di San Marco” così come non c’entra oggi. All’epoca cavalcò la vicenda, e si appresta a fare la stessa cosa anche in questa occasione; ma i risultati? C’è, semmai, il problema politico ed economico dell’impoverimento di un’intera area estremamente produttiva. Per i veneti, che hanno conosciuto il vero benessere, è come cadere dal campanile. Questo malessere può prendere derive folli ma non è, ripeto, colpa degli indipendentisti se coloro che tentano di fare un discorso costruttivo sul piano di un nuovo progetto istituzionale vengono puntualmente ignorati o derisi. Per forza di cose poi il sentimento antistatalista e secessionista prende sempre più piede e dovrà essere incanalato, coordinato, governato.»

1° Veneziano: «Che pietoso spettacolo!»
3° Veneziano: «O infausto giorno
4° Veneziano: «Traditori! Canaglie!»
2° Veneziano: «Vogliamo essere vendicati.»
I Veneziani lì presenti: «Vendetta! Attorno! Cercate! Non lasciate impunito un solo traditore o collaborazionista
Marco: «Fermi, compatrioti!»
1° Veneziano: «Silenzio, là! Udite il mite Marco.»
2° Veneziano: «L’ascoltemo, lo seguiremo, saremo con lui !» uncletom1Marco: «Buoni amici, cari amici, che io non vi sproni a così subitanea ondata di ribellione. Eppoi in democrazia i conflitti si risolvono con il voto. Certo che se quel voto viene ignorato o svilito dai “rappresentanti” alla fin fine… ciononostante coloro che han commesso questa azione sono uomini d’onore. Quali private cause di rancore essi abbiano, ahimè!, io ignoro, che li hanno indotti a commetterle. Essi sono saggi ed uomini d’onore, e, senza dubbio, con ragioni vi risponderanno. Non vengo, amici, a rapirvi il cuore. Non sono un oratore com’è Nane; bensì, quale tutti mi conoscete, un uomo semplice e franco, che ama il suo amico; e ciò ben sanno coloro che mi han dato il permesso di parlare in pubblico. Perché io non ho né l’ingegno, né la facondia, né l’abilità, né il gesto, né l’accento, né la potenza di parola per scaldare il sangue degli uomini. Io non parlo che alla buona. Vi dico ciò che voi stessi sapete. Vi mostro come oggi siamo aggrediti da forze che dietro la facciata che cerca di darci implicazioni civili vuole in realtà aver spazi di potere con modalità e ragioni da uomini della pietra.

«Mai avrei pensato che, nella mia vita, dei criminali sociali si sarebbero messi in bella mostra.

Mi spiace, ma la storia necessità di memoria, e non la si può ridurre per semplificazione. Qui da noi, come in Catalogna, ci sono degli Zio Tom che non fanno i ribelli, non capeggiano rivolte.

«Artur Mas, a Barcellona, sta facendo “ammuina”, come direbbero a Napoli. Pur avendo un seguito popolare sconosciuto ai veneti, non dichiara l’indipendenza. Cercherà coalizioni improbabili per andare ad elezioni che nulla sposteranno, se non nel tempo, la soluzione dei loro problemi. Anche se la ragion di Stato non deve opporsi allo stato della ragione.

«In Spagna, in precedenza, le concessioni in materia di autonomia, tasse e lingua avrebbero potuto essere sufficienti a scongiurare il voto del 9-N. Non adesso. Quindi, se il signor Mariano Rajoy cambierà rapidamente la sua strategia e lavorerà per modificare quella Costituzione e per consentire un voto referendario deliberativo, e se catalani saranno pronti per un giusto dibattito tra di loro e con gli altri nel paese, si avrà la possibilità di convincere Catalogna a rimanere parte della Spagna. Ma, come in Gran Bretagna, non sarà più la stessa Spagna.

«Qui alla Regione Veneto, quelli della Lega Nord, ciàcolano d’indipendentismo per ragioni elettorali, ma sono anche loro degli Zio Tom. E come lo Zio Tom non faranno i ribelli, e non capeggeranno rivolte. Sono solo dei “Tartuffe”, perché sanno benissimo che il referendum di cui alla Legge regionale 16/2014, non si può tenere nel corso degli anni in cui ci sono le elezioni. E sono dei “Tartufi”, perché paventano costi incomprensibili per due differenti referendum, quello per l’indipendenza, appunto, e quello per l’autonomia.

«Analogamente sono degli Zio Tom e dei “Tartuffe” anche tutti coloro che si assoceranno a loro per concorrere alle predette elezioni regionali del 2015. E ciononostante Nane e gli altri sono tutti uomini d’onore. Noi Veneto indipendente.org, Plebiscito.EU, Indipendenza Veneta.com e Prima il Veneto.org, sono tutti uomini d’onore.

«Dobbiamo farcene una ragione. Le persone non sono mai la trasposizione automatica e acritica del cosiddetto “bene comune”, bensì la sintesi della complessità del rispettivo percorso individuale, familiare, comunitario, nazionale, educativo, economico, culturale, politico; così come le persone non sono dei cloni che formano meccanicamente un blocco monolitico. E allora io dico andiamo avanti. Senza lasciare che loro ci intimidiscano (lo faranno). Al contempo, possiamo fare quello che faccio io, ovvero quello che mia madre mi ha sempre insegnato: “devi avere gli occhi nel culo.

«Non prestiamo orecchio alla “casta” degli intellettuali: quando cercano la rivoluzione, e più certo che trovino l’agiatezza. Dei politicanti non sono le idee che mi spaventano, ma le facce che rappresentano queste idee.

«Come scriveva Harriet Beecher Stowe autrice del libro “La capanna dello zio Tom”, il 21 settembre 1852: “Ah, come sono vere le grandi, le eterne parole: non potrà conservarsi libera nessuna nazione in cui la libertà è un privilegio e non un princìpio!”  

«Tenete presente che lo Zio Tom non fa il ribelle, non capeggia rivolte. Semplicemente si rifiuta di compiere il male che gli viene chiesto. E per tutti i partiti politici – ancor che sedicenti indipendentisti – il male peggiore è l’esercizio della sovranità del popolo, che attraverso la reale democrazia è in grado di limitare lo strapotere dei politicanti, e di scegliere il modo migliore con cui desidera vivere. Guardate come essi siano prodighi di promesse, e assolutamente avari di soluzioni.»

2° veneziano: «Go sentìo dire che Nane e Toni i xe introvabili
Marco: «Forse hanno avuto qualche notizia che il popolo si sta pian piano scuotendo dal suo lungo letargo. In ogni caso non sarà con questi Zio Tom che i veneti faranno la rivoluzione dell’autodeterminazione. Per il resto, la fortuna è lieta e in questo umore ci concederà qualunque cosa.»

* * *

In conclusione è possibile che i lettori più attenti abbiano notato come in tutti questi discorsi, a tratti, riecheggi l’orazione funebre di Antonio, dal “Giulio Cesare” di William Shakespeare, composto tra il 1599 e il 1600; ma si sa che Venezia è famosa anche per suggestioni e le magiche atmosfere che sa suscitare.

 

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1 COMMENT

  1. Marcantonio Trentin torna a ribattere i suoi concetti legati al problema dell’indipendentismo che secondo lui non vengono affrontati da coloro i quali, facendosi interpreti del malcontento generale, auspicano un Nuovo Stato e propongono le loro persone come realizzatrici di questa “impresa”.
    “Si fa presto rilevare le cose che non vanno in Italia e nel Veneto”, sostiene Marcantonio, “non è enumerando le cose che non vanno che ci si può appellare ai cittadini votanti”, queste già sono evidenti alla gente che per la impossibilità di affrontarle, a volte, si toglie la vita; quello che si chiede a chi ha l’ambizione di rappresentare il “pubblico” votante sono le soluzioni ai problemi che ci hanno condotto a questo limite, soluzioni che non vengono mai fornite: i problemi li conosciamo già; li conoscono tutti, SERVONO LE SOLUZIONI e le RISOLUZIONI!
    È riduttivo appellarsi al Gonfalone, a San Marco, e lasciare a questo la determinazione del problema, a quest’Immagine come se questa potesse, miracolosamente, appianare tutti i problemi.
    Ci vuole PROGRAMMAZIONE, ripete Marcantonio.
    Programmare una Costituzione o una Legge che fornisca, almeno in via transitoria, i diritti e le facoltà di ogni cittadino nel Nuovo Stato: Leggi penali e civili, politica della scuola, per la sanità,
    le … pensioni!
    Su questi argomenti si imbastisce un “PROGRAMMA ELETTORALE”.
    Né è possibile fare affidamento su Zaia: non ha la capacità e, se l’avesse, non ne avrebbe la possibilità.
    Non ha la possibilità, né capacità, né, aggiungerei, la voglia; In Regione giacciono due differenti proposte di “referendum”, la prima che vorrebbe sottoporre ai cittadini elettori il quesito sull’indipendenza, il secondo su un tipo più spinto di autonomia rispetto a quello che esiste adesso.
    Il primo costerebbe alla Regione 14 milioni di €, il secondo di € ne costerebbe appena 4.
    Come si spiega la differenza di costo che separa due medesime consultazioni se non volendo opporre un impedimento economico al quesito referendario più risolutivo?
    La Catalonia ha una “autonomia” molto più estesa della Regione Veneto, la Catalonia ha una Polizia regionale, mantiene le proprie Università, dispone di molti più soldi di quanti ne abbia il Veneto per far fronte alla salute pubblica, non di meno chiede l’indipendenza!
    La Catalonia, ma anche la Scozia, ha maggior autonomia rispetto al Veneto.
    Maggior autonomia che si può valutare nella stessa proporzione che esiste nel costo dei due referendum che la Regione (Zaia e Compagni), ci indicano per indurci alla scelta “minima”!
    E questi sarebbero veneti?!
    A considerare quanto poco le cose cambierebbero con questa “mini soluzione” giova ricordare che, perfino la PD Moretti, candidata alla Regione, si dice disposta a “battersi” per una … maggiore AUTONOMIA.
    Il Partito centralista, per definizione, nella figura della sua candidata si dichiara “AUTONOMISTA.
    Quindi si andrebbe verso una maggiore AUTONOMIA, il che consentirebbe di lasciare le cose come stanno.
    Insomma non ci promettono la libertà dalla schiavitù, ma una forma edulcorata di “Servitù della Gleba”.
    Siamo ancora liberi cittadini?
    O non è tradimento questo! Tradimento della DEMOCRAZIA?!

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