di MATTEO CORSINI
Sono in molti, a sinistra, a evocare allarmi sul pericolo di ritorno del fascismo con il governo Meloni. Pericoli evocati da persone che sulla narrazione del fascismo hanno costruito carriere e ottenuto redditi anche lauti, evidentemente avendo soddisfatto una domanda (più o meno) di mercato.
Il fatto è che chi vede il fascismo e fascisti ovunque pensa, a mio parere in modo (eufemisticamente) improprio, a compressioni della libertà personale da regime autoritario, dimenticando che quelle avvennero con i ripetuti decreti del presidente del consiglio dei ministri quando tale carica era coperta da Giuseppe Conte e la maggioranza era composta da M5S e PD. Era l’epoca dei lockdown, quando uscire di casa per prendere una boccata d’aria era considerato un gesto eversivo, non solo sanzionato dallo Stato, ma perfino considerato esecrabile da una porzione (a mio parere troppo) consistente di quel grande gregge che è il popolo italiano.
Credo invece che ci sia un tratto distintivo del fascismo che non è mai venuta meno, qualunque fosse la maggioranza politica pro tempore, dagli anni Quaranta del secolo scorso a oggi: l’interventismo dirigistico. La tendenza a normare qualsiasi cosa, andando ben oltre i limitati (e per un libertario perfino troppi) ambiti di intervento di uno Stato decorosamente liberale.
L’ultima (balzana) idea è venuta al ministro dello Sport, Andrea Abodi, il quale intende proporre di sostituire la commissione di vigilanza della Figc (Covisoc) con un’autorità pubblica fresca di creazione con nomina dei membri da parte del presidente del Consiglio dei ministri.
L’autorità valuterebbe la situazione finanziaria delle società professionistiche e potrebbe perfino inibire l’iscrizione ai campionati.
Come sempre in questi casi, si citano le esperienze di altri Paesi, dalla Spagna al Regno Unito. Il tutto per respingere le eventuali perplessità non solo della federazione e delle società, quanto anche di tutti coloro che non pensano che lo Stato debba occuparsi di tutto. Pur non essendo lodevole l’operato della Covisoc, mettere la politica nelle faccende di sport è davvero da regime. Già trovo di impronta vagamente sovietica il fatto che in certi sport gli atleti italiani gareggino per conto dell’esercito, della guardia di finanza o altri corpi militari. Nel 2024.
Arrivare ad avere il governo che decide chi si può iscrivere a un campionato di calcio mi pare eccessivo perfino per la statalistissima Italia. Ma dubito che coloro che sono atteggiati a martiri del fascismo nelle settimane scorse e vedono fascisti ovunque stigmatizzeranno questa idea davvero balzana.