Martedì 18 novembre nella città di Foz de Iguazu, il ministro federale della cultura del Brasile Marta Suplicy, riconoscerà ufficialmente il talian (o veneto-brasiliano) come “Patrimonio Culturale Immateriale del Brasile”; il talian sarà la prima lingua minoritaria brasiliana a cui verrà dato questo riconoscimento.
Lo comunica Paulo Massolini, presidente della FIBRA (Federazione delle Associazioni Italo-Brasiliane del Rio Grande do Sul), ma soprattutto artefice del movimento per il riconoscimento del taliàn che da oltre venti anni è promotore di svariate iniziative per la tutela, la valorizzazione e il riconoscimento del taliàn.
Commosso, Paulo Massolini, chirugo di lontane origini vicentine, dedica questo riconoscimento alla straordinaria figura di Padre Rovilio Costa, vero e prorio monumento della cultura taliana, instancabile studioso, editore, animatore delle comunità presenti nei tre stati meridionali del Brasile (Rio Grande do Sul, Paranà, Santa Catarina) mancato cinque anni fa.
Padre Rovilio Costa disse “Solo il taliàn è in grado di tradurre la nostra esperienza di immigrazione, il nostro amore per la famiglia e il lavoro”
Ma come si può definire “EL TALIAN” ? Gli studiosi definiscono el talian (o veneto-brasiliano), l’ultima lingua neo-latina conosciuta, singolare koinè su base veneto-centrale nella quale si innestano termini brasiliani; una lingua “viva”, usata quotidianamente sul lavoro o all’università, per scrivere canzoni e poesie, in teatro, alla radio o alla TV. Ecco come la descrive Darcy Loss Luzzatto autore di un vocabolario “Brasiliano-talian” di oltre ottocento pagine: “I nostri vecii, co i ze rivadi, oriundi de i pi difarenti posti del Nord d’Italia, i se ga portadi adrio no solche la fameia e i pochi trapei che i gaveva de suo, ma anca la soa parlada, le soe abitudini, la soa fede, la so maniera de essar…. Qua, metesti tuti insieme, par farse capir un co l’altro, par forsa ghe ga tocà mescolar su i soi dialeti d’origine e, cossita, pianpian ghe ze nassesto sta nova lengua, pi veneta che altro, parchè i veneti i zera la magioranza, el talian o Veneto brasilian.”
Nel vocabolario troviamo, per esempio, un termine praticamente intraducibile in italiano, ma che i veneti conosconono benissimo “freschin”: in brasiliano diventa “odor desagradavel” e per spiegarlo meglio l’amico Darcy aggiunge un ” Che bira zela questa? La sa de freschin!” che non ha bisogno di ulteriori spiegazioni…..
La procedura per il riconoscimento era partita dal Comune di Serafina Correa, ove il consigliere Paulo Massolini, aveva fatto approvare il 13 novembre 2009, una legge comunale nella quale il “talian” viene dichiarato lingua “co-oficial” del comune; a Serafina Correa (Rio Grande do Sul) fin dal 18 luglio 1988 il talian è lingua ufficiale nella fiera che si tiene nell’ultima settimana di luglio.
E’ straordinario come i discendenti di quei veneti che partirono nel lontanissimo 1875 (in seguito alle disastrose condizioni nelle quali il Veneto si era venuto a trovare dopo l’annessione all’Italia) abbiano conservato un simile patrimonio d lingua, cultura, civiltà; ed è ancora più incredibile se pensiamo che, durante la seconda guerra mondiale il “talian” venne proibito dall’allora dittatore Getullio Vargas.
Il Brasile entrò in guerra a fianco degli alleati e proibì sia l’uso del talian che del tedesco; diversi emigranti finirono in carcere e la loro non fu una sfida politica ma l’impossibilità di parlare un’altra lingua che non fosse il “talian”; ma nonostante questo la lingua dei veneti del Brasile ne è uscita più forte e più viva che mai.
Un altro pericolo per la lingua dei veneti “de là de l’oceano” è costituito da quei docenti che partono dall’Italia con l’obiettivo di portare la lingua italiana “grammaticale” come viene da loro chiamata.
Ecco quanto denunciava sempre Padre Rovilio Costa, un messaggio chiaro e senza fronzoli, diretto a chi arriva dall’Italia e dal Veneto: “Prima de tuto, che i italiani, sia veneti o de altre region, i vegna in Brasil rispetando la nostra cultura taliana, la nostra lengua che la ze el talian, no par imporre el so modo de veder e de far”.
Fortunatamente le cose stanno cambiando anche qui, e recentemente una giovane linguista, Giorgia Miazzo ha dato alle stampe un prezioso cofanetto composto da due volumi, “Scoprendo il talian” e “Cantando in talian”, alla scoperta di una lingua e di una cultura che unisce indissolubilmente il contesto veneto con quello brasiliano.
Lascio la conclusione a Darcy Loss Luzzatto, a una sua poesia che dovrebbe essere diffusa nel nostro Veneto, dove scandalosamente c’è gente che si vergogna di parlare la lingua veneta, soprattutto nelle nostre scuole:
“Com’e bela ‘a nostra lengua, com’è melodiosa. E poetica. Basta parlada con orgolio e alegria, mai con paura o co la boca streta e vergognosa. E si con onor, con tanto tanto amor e simpatia”.
*Cittadino onorario di Serafina Correa (Rio Grande do Sul)
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