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Guai a chi ammira l’antropocentrismo pseudoscientifico

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di LUDWIG VON MISES

Il concetto di progresso e di regresso ha senso soltanto all’interno di un sistema teleologico di pensiero. In tale schema, è ragionevole chiamare progresso l’avvicinamento allo scopo a cui si mira e regresso il movimento in direzione opposta.

Senza il riferimento a qualche azione del soggetto e a qualche scopo, entrambe queste nozioni sono prive di significato.

È stata una delle lacune della filosofia del Diciannovesimo secolo l’aver male interpretato il significato del cambiamento cosmico e l’aver introdotto nella teoria dell’evoluzione biologica l’idea di progresso. Guardando da un qualsiasi punto di vista le condizioni del passato, si possono in modo abbastanza ragionevole usare i termini sviluppo ed evoluzione in senso neutrale.

L’evoluzione indica allora il processo che porta dalle condizioni passate alle presenti. Bisogna però evitare l’errore fatale di confondere il cambiamento con il miglioramento e l’evoluzione con il raggiungimento di più elevate forme di vita. E non è possibile sostituire l’antropocentrismo della religione e delle vecchie dottrine metafisiche con un antropocentrismo pseudoscientifico.

TRATTO dal libro L’Azione Umana

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