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Guerra e Stato: messaggio in bottiglia agli amici libertari o sedicenti tali

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di CARLO LOTTIERI

Alcuni appunti sul libertarismo (che non è qualunque cosa uno voglia esso sia…).

1) Per un libertario, se c’è un ruolo militare per lo Stato (e non è detto che ci sia!) questo è solo in senso difensivo. Lo Stato che mi tassa può strutturare una difesa del territorio, ma non può certo intervenire in altri conflitti a centinaia di chilometri di distanza al fine di salvare vite umane o proteggere libertà e diritti, non può imporre barriere doganali e neppure aiutare un contendente. Gli aiuti e il sostegno a una delle parti in conflitto possono venire soltanto dai privati: diversamente si finisce per consegnare una cambiale in bianco alla propria classe politica. Difendere un aggredito è giuridicamente legittimo e moralmente doveroso (quando serve a prospettare un futuro migliore), ma lo Stato non ha nulla a che fare con ciò e non deve avere nulla a che fare.

2) Per un libertario, le nazioni esistono e vanno rispettate, ma esse sono davvero tali se sono volontarie e se quindi non pretendono di coincidere con gli Stati. In questo senso, lo Stato nazionale è davvero un mostro,  all’origine di una lunga fila di lutti, dato che nega ogni dignità della persona e delle comunità volontarie. E da ciò discende che i “liberali nazional-statali” – pronti a esaltare ogni generale e ogni comandante in capo, ogni esportazione della democrazia e ogni tifo da curva – sono da due secoli tra i principali nemici della libertà e della pace.

3) Per un libertario, la triade di riferimento resta quella lockiana: “vita, libertà, proprietà”. Tutto ciò che nega la vita, la libertà e la proprietà non è allora compatibile con la teoria libertaria.

4) Per un libertario, le guerre avvantaggiano sempre il potere e indeboliscono la società. I libertari non sono pacifisti, dato che reputano legittima l’autodifesa di fronte a un aggressore, ma osteggiano in tutti i modi le logiche belliciste. Quando c’è una guerra, è quasi sempre opportuno fare il possibile perché si arrivi al più presto alla pace, perché sono davvero rarissimi i casi in cui vale veramente la pena di uccidere e morire. Le ideologie statolatriche negano la dignità della vita. La teoria libertaria muove invece proprio dalla vita.

5) Per un libertario, un ordine globale policentrico è da preferirsi (sotto la clausola “ceteris paribus”) a un ordine globale monocentrico. La concorrenza istituzionale è sempre valorizzata, anche in questo ambito, perché costringe pure i “migliori” a fare ancora meglio.

6) Per un libertario, i regimi statali autocratici sono diversi da quelli statali democratici, così come i regimi statali totalitari non sono identici a quelli in cui qualche libertà è preservata. Detto questo, gli Stati sono Stati e tutti si basano sulla logica della sovranità e sul prevalere di un piccolo gruppo egemone.

E’ ovvio che su qualche punto anche i libertari possono in parte divergere, ma mi sembra di essere stato abbastanza onesto nel tracciare il senso di fondo della posizione culturale solitamente accostata al termine “libertarismo”.

A questo punto, visto che non l’ha ordinato il medico di essere libertari invece che statalisti, ognuno faccia le scelte che vuole, ma se vuole dirsi libertario stia bene attendo a quanto dice.

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4 COMMENTS

  1. Nel caso di aggressione a uno stato, la scelta di intervenire può e deve rimanere libera. Non è detto che una comunità volontaria non possa decidere, anche attraverso dei propri rappresentanti in qualche modo scelti, di inviare armi e aiuti alla comunità aggredita. Così come in una società senza stato la polizia continuerebbe a esistere ma realmente al servizio dei cittadini e non di sé stessa. Rimane il fatto che se gli stati non esistessero ci sarebbero molti meno conflitti a causa dell’assenza relativa all’oggetto del contendere. Di utopistico c’è solo il pensiero che l’esistenza degli stati possa porre fine ai conflitti e che gli stati minimi possano rimanere tali per lungo tempo. In realtà o spariscono o diventano progressivamente sempre più invadenti fino a poter essere, magari tornare a essere, i soliti stati massimi. Nessuna controteoria in merito ha mai smentito tale assunto; ma soprattutto nessuna prassi ha evitato la conferma dello stesso assunto. Il liberista in economia, se non è lui stesso un utopista, non può che abbracciare realisticamente il libertarismo politico.

  2. Capita di vedere un branco aggredire una donna per stupro e lei bestialmente picchiata che continua a non cedere. C’è da scegliere tra intervenire in difesa con tutti i rischi che ciò comporta o, ecchediamine, adirarsi perché lei non li agevola senza ribellarsi ché gli aggressori sono più forti e poi alla fine ugualmente le toccherà cedere. Scelte individuali.
    Nel caso del conflitto in corso,”Gli aiuti e il sostegno a una delle parti in conflitto possono venire soltanto dai privati” così se adesso io “privato” mi sentissi il dovere di aiutare gli ucraini aggrediti, cosa potrei fare, spedire loro con corriere il mio fucile ad aria compressa senza la sicurezza che arrivi a destinazione o aderire ad una sottoscrizione con ancor più dubbi che i quattrini arrivino a destinazione?
    Io penso che nel caso della aggressione ad una persona, la scelta di aiutare o meno spetti alle persone presenti, nel caso di aggressione ad uno stato, la scelta del da farsi spetti agli stati.
    Come liberista io voglio uno stato minimo, non una anarchia e l’articolo mi pare utopistico.

    • Le pare utopistico perchè dovrebbe approfondire un po’. Lei, che si sente rappresentante di un mondo non utopistico, ha permesso la morte di 200.000.000 di persone da parte dello Stato, escluse le guerre ovviamente.

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