Sono tre paginette, datate 7 aprile e indirizzate al segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon. A spedirle è l’organizzazione “Operación Libertad Venezuela”, che denuncia un presunto piano del governo in carica per ottenere consenso in cambio di alimenti.
Ormai lo sanno anche i muri, in Venezuela manca tutto, cibo compreso, che è distribuito razionandolo, con tanto di tessera alla cubana. Nelle tre paginette della missiva (vedi qui), firmate dal dottor Ulf Erlingsson, si paragona l’attuale situazione venezuelana a quella causata dall’Urss in Ucraina, ai tempi dell’Holodomor, negli Anni Trenta. Si legge: “Stiamo assistendo ad un vero e proprio sterminio programmato, un crimine contro l’umanità, dato che il governo ha deciso di selezionare a chi distribuire i viveri e a chi non dare nulla”. Lo scambio è cibo per consenso politico per l’ormai instabile Nicolas Maduro. Uomini del partito consegnano borse con alimenti a coloro che danno il loro appoggio al regime e sottoscrivono una petizione contro le leggi approvate dal Congresso, la cui maggioranza è saldamente in mano all’opposizione dallo scorso mese di dicembre.
Gli attivisti di “Operación Libertad Venezuela” vogliono che questi comportamenti – un piano preordinato affermano – vengano messi a conoscenza dell’opinione pubblica mondiale. I comportamenti di Maduro ricordano quelli di Stalin in Ucraina, ovvero:
- Confisca delle aziende agricole;
- Il regime controlla importazione ed esportazione dei generi alimentari. Inoltre è vietato trasportare alimenti in tutto il paese;
- E’ illegale stoccare generi alimentari in casa (c’è chi è finito in galera per questo);
- La distribuzione selettiva è stata implementata in alcuni Stati del paese, quali Yaracuy, Carabobo e Guarico.
“Il regime promette che in ogni famiglia verrà consegnata una certa provvigione di cibo a scadenze temporali – scrivono nel loro documento gli attivisti di “Operación Libertad Venezuela” -, ma solo dopo che i riceventi hanno riempito un documento in cui dichiarano la loro appartenenza politica. Tutto ciò, in particolare in quei luoghi dove scarseggiano maggiormente i generi alimentari di prima necessità”.
Non solo agli alimenti l’accesso è limitato; la stessa cosa accade anche per i medicinali, molti dei quali arrivano solo grazie a donazioni volontarie dall’estero. La situazione – spiegano gli attivisti di “Operación Libertad Venezuela” ha superato ogni limite della sopportabilità e – chiudendo la missiva inviata all’ONU – ricordano che chiunque voglia far avere beni di prima necessità ai venezuelani è bene che si impegni a distribuirli direttamente, onde evitare che sia il regime ad entrane in possesso. Un regime che è sempre più simile a quello sovietico di 80 anni fa.
Del resto, fu lo stesso Maduro ad affermare, tre anni fa, che Stalin gli assomigliava!