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Hong kong, la cina censura south park e la lam chiede intervento di pechino

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di FRANCO CAGLIANI

La Cina mostra il suo vero carattere, quello del regime comunista che non ammette dissenso. La tv statale cinese Cctv ha reso noto la sospensione della trasmissione delle partite della Nba dopo la bufera scatenata dal tweet di sostegno alle proteste pro-democrazia di Hong Kong del numero uno dei Rockets di Houston, Daryl Morey, squadra in cui ha giocato la star cinese Yao Ming.

Si tratta di un colpo non da poco considerando la valanga di critiche sollevate in Cina, mercato a maggiore crescita per il business della popolare lega del basket americano. “Crediamo che qualsiasi commento che sfidi la sovranità nazionale e la stabilità sociale non siano nell’ambito della libertà di parola – ha affermato il network sui suoi social media -. A questo scopo, il canale sportivo della Cctv ha deciso di sospendere immediatamente i piani sulla trasmissione delle partite Nba di pre-campionato (i cosiddetti “China Games”, ndr) e avvierà immediatamente un’indagine sulla cooperazione e la comunicazione che coinvolge l’Nba”.

Sul fronte Nba, si replica: “I valori di uguaglianza, rispetto e libertà di espressione hanno da sempre caratterizzato la Nba e continueranno a farlo. L’Nba non si metterà nella posizione di fissare regolare su quello che giocatori, dipendenti e proprietari di squadre possono o non possono dire sui diversi temi”. Lo afferma il numero uno della lega del basket americana, Adam Silver, dopo le critiche cinesi per il tweet del manager dei Rockets di Houston a sostegno di Hong Kong e la sospensione della trasmissione delle partite Nba da parte della tv Cctv.

La censura è continua: gli autori della serie tv animata statunitense South Park, Matt Stone e Trey Parker, hanno risposto per le rime alla Cina – sotto forma di quelle che hanno definito “scuse ufficiali” – dopo che Pechino ha messo al bando lo show dal cyberspazio cinese. L’episodio sotto accusa, riporta la Cnn, è il ‘Band in China’, una critica di come Hollywood modelli i suoi contenuti per evitare di offendere i censori governativi cinesi. South Park, del resto, non ha mai temuto di essere offensiva, ed è per questo che la serie è praticamente scomparsa dagli schermi in Cina: secondo quanto riporta Hollywood Reporter, ogni clip, qualsiasi discussione sui servizi di streaming cinesi, sui social media e persino sulle ‘fan page’ sono state cancellate dal governo. Stone e Parker si sono scusati, ma a modo loro: “Come la Nba, noi accogliamo i censori cinesi nelle nostre case e nei nostri cuori – hanno scritto su Twitter -. Anche noi amiamo i soldi più della libertà e la democrazia”.

Sul fronte politico, invece, gli hongkonghesi non smettono di protestare e la governatrice Lam lascia trasparire la possibilità di un intervento di Pechino: “Sento fortemente che dovremmo da soli trovare le soluzioni ed è questa anche la posizione del governo centrale, ma se la situazione dovesse diventare pessima, allora nessuna opzione può essere esclusa se vogliamo che Hong Kong abbia almeno un’altra chance”. Carrie Lam lo ha detto in una conferenza stampa, ha risposto alla domanda su quale fosse il livello di disordine per poter chiedere aiuto a Pechino al fine di riportare la calma nella città scossa da quasi quattro di proteste a favore di riforme democratiche.

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