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I libri che dovevano fare gli italiani: un altro fallimento

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di ROMANO BRACALINI Fatta l’Italia, dice il D’Azeglio, senza aver l’aria di crederci troppo, bisognava fare gli italiani, e qui lo sforzo pareva sovrumano. Il compito venne affidato agli scrittori  che accolsero l’invito a rappresentare l’”Italiano nuovo” e a costruire la nuova identità. Ma mancavano gli ingriedenti di base. Si dovette inventare un genere letterario che prima non esisteva, essendo la letteratura italiana prima del 1860 essenzialmente regionale. Il romanzo risorgimentale o post-risorgimentale diventa necessariamente “propaganda” e i Promessi Sposi di ALESSANDRO MANZONI, dice Alberto Moravia, ”anticipano i metodi e i modi dell’arte di propaganda”. Ciò non significa che il capolavoro manzoniano non abbia anche un altissimo valore letterario e poetico. Tuttavia il romanzo ottocentesco doveva assolvere in primo luogo a una funzione nazionale, “patriottica”. Il romanzo italiano di propaganda non era dissimile, negli intenti, dal “realismo
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