L’improvvisa caduta del prezzo del petrolio fornisce un’occasione unica per esaminare la convinzione molto diffusa secondo cui la deflazione è un veleno per l’economia. Poiché molti governi e banche centrali hanno annunciato di voler combattere la deflazione a tutti i costi nel 2015, la questione non potrebbe essere più significativa.
Mentre i prezzi in discesa possono apparire all’uomo comune un motivo di celebrazione, gli economisti credono che possano generare un ciclo negativo vizioso e spesso inesorabile, il quale secondo molti porterebbe ad una recessione prolungata, o persino ad una depressione. Tuttavia, questi stessi economisti riconoscono che i prezzi dell’energia in caduta possono offrire uno stimolo, equivalente ad un enorme “taglio fiscale”, particolarmente per i consumatori di basso e medio reddito per i quali i costi dell’energia rappresentano una porzione importante del reddito a disposizione. Essi indicano che il denaro non più speso da consumatori e aziende per benzina e riscaldamento potrebbe essere speso in altri beni e servizi, creando così maggiore domanda in altre aree dell’economia. Persino il chairman della Federal Reserve, Janet Yellen, fervente sostenitrice dei benefici economici dell’aumento dei prezzi al consumo, ha sottolineato i benefici del calo del prezzo del petrolio.
Dopo aver considerato queste tensioni contrastanti, la maggior parte degli economisti concordano che i prezzi dell’energia in discesa sono, al netto, positivi per l’economia (eccetto per paesi esportatori di petrolio quali Russia e Venezuela). Ma solo il fatto in sé che ci sia un dibattito è sbalorditivo. Dovrebbe essere chiaro a chiunque che i consumatori individualmente, e un’economia collettivamente, traggono beneficio da prezzi dell’energia più bassi. Come ho citato in un articolo alla fine del mese scorso, nessuno compra energia per se stessa. Semplicemente la usiamo per fare o ottenere le cose che vogliamo. Più basso è il costo dell’energia e più abbondanti diventano le cose che vogliamo.
Ma se tutti concordiamo che prezzi dell’energia più bassi offrono benefici, perché non possiamo trarre la stessa conclusione riguardo ai prezzi degli alimenti? I consumatori non ne avrebbero un grande “taglio fiscale”, se i loro conti da pagare per i generi alimentari calassero altrettanto fortemente? E che dire delle cure mediche? Non staremmo tutti meglio se le fatture degli ospedali e delle assicurazioni calassero notevolmente rispetto ai loro livelli attualmente folli? Pensandoci, perché non dovremmo stare meglio se calasse il prezzo di tutte le cose? Quando molto di una cosa buona diventa troppo?
Gli economisti moderni ci dicono che mentre è okay per uno o due settori registrare cali dei prezzi, il pericolo arriva quando i prezzi scendono ad ampio spettro. La loro teoria afferma che se i consumatori credono che i prezzi scenderanno nel tempo allora rimanderanno gli acquisti in attesa di affari migliori lungo la strada. Anche se il calo complessivo è relativamente piccolo, solo l’1% annuo per esempio, questi economisti credono che qualsiasi livello di deflazione farà scendere la domanda e darà il via ad un ciclo in cui la depressione della domanda porta a debolezza delle vendite, il che porta ad una contrazione delle attività, licenziamenti, e ulteriore depressione della domanda, rinnovando così il ciclo al ribasso.
La verità è che la deflazione non è la minaccia a consumatori e aziende che lo stato ci vorrebbe far credere. Il buon senso e le nozioni di base dell’economia ci dicono che i prezzi possono calare per due ragioni: un eccesso di offerta o una mancanza di domanda. In entrambi i casi il calo dei prezzi è utile, non dannoso.
Nel corso di gran parte della nostra storia, l’aumento della produttività ha portato all’aumento dell’offerta dei beni e spinto i prezzi a scendere. I prezzi in caduta hanno reso disponibili alle masse i lussi del passato, e facendo questo hanno reso possibile la classe media americana. Sulla base di dati dall’Historical Statistics of the United States, i molti periodi di deflazione prolungata non hanno interrotto la crescita economica americana nei primi 150 anni della Repubblica. (L’inflazione continuata non diventò lo stato normale di cose fino al 1913, quando fu creata la Federal Reserve).
I prezzi possono calare anche quando la domanda cala a causa di contrazione economica. Qualsiasi negoziante vi dirà che se i clienti smettono di acquistare e le scorte diventano troppe, il modo migliore di creare nuova domanda è calare i prezzi. Si tratta di elementari regole di domanda e offerta. La domanda cresce quando i prezzi calano. In questo senso, i prezzi in discesa non sono la causa di contrazione economica, bensì la soluzione del mercato a una depressione della domanda.
Ma gli economisti di oggi stanno riscrivendo questa legge fondamentale. Ai loro occhi, la domanda cresce quando i prezzi crescono. E’ l’equivalente di un fisico che suggerisca che la legge della gravità forza gli oggetti a respingersi l’uno dall’altro, e che un sasso lanciato da un tetto si muoverà verso l’alto. Essi ribaltano la logica ulteriormente concludendo che i prezzi in discesa sono la causa della riduzione della domanda. (E’ un po’ come dare la colpa alla pioggia per i marciapiedi bagnati, e poi concludere che gli scrosci si fermeranno se i marciapiedi possono essere asciugati.)
Gli economisti sostengono inoltre che i prezzi in caduta danneggeranno le aziende e porteranno a disoccupazione. Dimenticano che prezzi in discesa significa anche costi in calo e vendite in aumento, il che porta a maggiori profitti, più investimenti di capitale, maggiore produzione, e salari reali più alti. Henry Ford ebbe successo, e i suoi dipendenti prosperarono, non perché egli alzò i prezzi, ma perché li abbassò. Il più economico Modello T non impose un peso sul pubblico né obbligò Ford ad abbassare i salari. Più recentemente, l’industria tecnologica ha prosperato, e pagato bene i suoi dipendenti, abbassando continuamente i prezzi.
Come conseguenze delle loro idee, gli economisti raccomandano politiche che spingono in su i prezzi. Ma tutto quello che ottengono è l’inibizione di ancora più domanda e il prolungamento della recessione che stanno cercando di curare.
Dal momento che Janet Yellen ha riconosciuto gli effetti benefici per i consumatori dei prezzi della benzina in discesa, mi chiedo: la Yellen sarebbe in grado di nominare anche una singola categoria di beni che imporrebbe un peso ai consumatori se calasse di prezzo? Io scommetto di no. Se un calo nel prezzo di qualsiasi prodotto individuale è una buona cosa, allora un calo del prezzo di tutti i prodotti simultaneamente è ancora meglio. Sono il solo a notare l’incoerenza nella logica di questi economisti?
Forse questa sconnessione può gettare un po’ di luce su un aspetto che i banchieri centrali cercano disperatamente di tenere nascosto nell’ombra: il calo dei prezzi al consumo sono una buona cosa per i consumatori e per l’economia, però sono una cosa cattiva per le banche centrali che cercano di mantenere in vita le bolle sui valori dei beni e per i governi che cercano un modo invisibile di sottrarsi ai loro debiti.
Continuando ad insistere che i prezzi in discesa sono la causa di malessere economico, continueremo a produrre economie in cui il malessere è l’unico possibile risultato.
Peter Schiff è Chairman della società di compravendita di oro fisico SchiffGold e CEO della società di investimento Euro Pacific Capital. E’ l’autore di The Little Book of Bull Moves in Bear Markets e Crash Proof: How to Profit from the Coming Economic Collapse. Il suo ultimo libro è The Real Crash: America’s Coming Bankruptcy – How to Save Yourself and Your Country.
Articolo originale su LewRockwell.com – (Traduzione di Maria Missiroli)
Per chi volesse approfondire il tema della “deflazione” in ogni suo aspetto propongo la lettura dell’articolo che trovate a questo indirizzo.
P.S.
I miei complimenti al “miglioverde” per la divulgazione del pensiero economico fondato sugli scritti di Ludwig von Mises e dei suoi seguaci, gli “austrians”, da sempre contrari ai keynesiani (tipo Paul Krugman) tanto amati dai governi scialacquatori che con le loro politiche monetarie basate sull’indebitamento e sull’
inflazione ci hanno portato alla rovina.
Grazie!
Qualcuno ha giustamente detto che nel caso dell’Europa non si tratta di deflazione ma bensì di riallineamento dei prezzi.
Con l’introduzione dell’Euro in tutti i paesi europei, maggiormente in Itali, si è assistito al fenomeno dei salari rimasti fissi ed i prezzi che in taluni casi sono raddoppiati. Visto dal 2002 i salari non sono cresciuti, il calo dei prezzi attuali è solo una discesa ai valori che dovrebbero avere se non fossero raddoppiati nel 2002, e condivido questa opinione.
In ogni caso in economia si studia che in concorrenza perfetta il prezzo si fissa all’incrocio tra domanda ed offerta, se la domanda è in calo, a causa delle tasse e della crisi, perché il reddito disponibile è calato, per forza di cose anche i prezzi devono scendere. Se non accade vuol dire che il mercato non è concorrenziale.
Anche perché non viviamo in eterno, mangiamo, ci scaldiamo, ci divertiamo tutti i giorni. E se devo comperare casa, non aspetto che questa sia una cassa, ma appena ho la possibilità economica, la compro! Si slega sempre l’economia dall’uomo, dalla sua natura.
A me sta bene che i prezzi calino e non sto a sottilizzare tra deflazione buona e cattiva.
A me non sta bene che il potere tenti in ogni modo di ridurre il mio potere d’acquisto tramite manovre monetarie temerarie e lesive per il risparmi ed il libero mercato.