de IL POLENTONE
Si sa, l’Italietta s’è desta in genere occupa posizioni molto basse delle classifiche mondiali di varia natura, dalla competitività alla libertà di stampa al funzionamento della giustizia e così via. Spesso e volentieri sta sprofondata al pari dei paesi più malmessi del cosiddetto Terzo Mondo. Ama invece primeggiare nelle graduatorie negative. Una per tutte è quella delle maggiori tassazioni al mondo, in particolare sui profitti delle imprese. Oggi, ad esempio, in concomitanza con la presentazione delle nuove banconote da 10 euro, è stata comunicata una statistica sulla falsificazione della carta moneta europea. E, manco a dirlo, chi sta in vetta a questo invidiabile primato?
L’Italia, ovviamente. E adesso vi faccio una domanda alla quale è facilissimo rispondere, senza che nessuno si offenda: immaginate, per caso, da quale città italica provengono all’incirca il cinquanta per cento degli euro falsi? Napoli, of course. Addirittura, e qui entriamo nella predisposizione tricolore a diffondere “arte e cultura”, dagli altri Paesi europei che adottano la moneta unica si organizzano veri e propri “viaggi studio” sotto il Vesuvio per i falsari che intendono tornare in patria avendo appreso le migliori tecniche per taroccare gli euri. Ditemi voi come si fa a prendere sul serio un Paese del genere…
Cosa c’è di male?
Trattasi di salutare concorrenza… tra falsari!
Non che la cosa impensierisca le banche centrali: hanno ancora una posizione più che dominante, nel campo della contraffazione.
Come si dice in questi casi?
Ah, sì: ci vuole un fisico bestiale.