Sulla Domenica del Sole 24Ore è possibile leggere i pensieri vergati dal fior fiore dell’intellighenzia nazionale e internazionale, che, come è noto, per lo più è costituita da sinistrorsi al caviale. Non mancano, ovviamente, i lamenti contro il mercato, anche dove non c’è. Prendete, per esempio, quanto scritto da Salvatore Settis a proposito di Europa: “Ma l’Europa di oggi conserva l’impulso a cercare la verità delle cose, una memoria di sé che induca al confronto, l’incessante interrogarsi sul perché delle nostre azioni? C’è ragione di dubitarne. Nulla rappresenta oggi l’Europa quanto le istituzioni dell’Unione Europea. Ma nelle istituzioni europee non regna la cultura, non regna il dubbio, non regna la dignità umana né la giustizia sociale. Regna il mercato e regna la certezza che ad esso solo spetti il potere di regolare la società in tutti i suoi aspetti. Che la “mano invisibile” dei mercati, creando e ridistribuendo la ricchezza, finirà col dare a tutti lavoro, libertà, cultura, giustizia e democrazia. E che chi non si assoggetta a tali leggi irrevocabili dev’essere imbrigliato, punito, ridotto alla ragione, obbligato all’austerità”.
Che nelle istituzioni dell’Unione europea non regnino il dubbio e la cultura (nell’accezione di Settis, ovviamente) sarà anche vero, trattandosi di strutture burocratiche. Ma affermare che regnino il mercato e la “mano invisibile” significa non avere contatto con la realtà. La mano dell’Unione europea è talmente visibile che ormai nulla è esente da regolamentazione minuziosa. Il mercato è tale solo di nome, essendo soggetto a tali e tanti vincoli da risultare solo una caricatura dell’originale.
A proposito di dubbio, uno mi resta: Settis sa cos’è il mercato?