di MASSIMILIANO CARMINATI
La montagna e i montanari sono sempre stati altro da ciò che hanno pensato di loro i cittadini. Non sono molti decenni, più o meno dagli anni Ottanta del secolo scorso, che si è chiarita e divulgata l’autopercezione dell’uomo di montagna. Parallelamente è cominciata in sede di analisi e ricerca scientifica una seria opera di revisione dei pregiudizi, che ha insegnato a leggere questo mondo, quindi a comprenderlo, ad apprezzarne le differenti forme e gli innumerevoli volti, ma anche a scorgere i suoi problemi e a diagnosticare le sue sofferenze.
Le comunità alpine stanno affrontando da decenni un pericolo mortale e forse impossibile da battere: lo sradicamento, con il conseguente corollario di disintegrazione dell’orizzonte di significati e valori, ovvero di quel sapere tradizionale plurisecolare che rendeva le Alpi un insieme di microcosmi nei quali comunità vere, autentiche, amanti di libertà politica, verdeggiavano nel totale rispetto de