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Il “Big Mac Index” è uno strumento simpatico ma profondamente errato

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di DIEGO M. MACANA ROA Milei ha ragione, l'indice Big Mac è un approccio semplicistico e fuorviante all'analisi economica. Il Big Mac Index, creato dall'Economist nel 1986, è diventato un popolare parametro di riferimento per confrontare il potere d'acquisto tra i vari Paesi del mondo. La premessa è semplice: se un hamburger costa di più in un Paese rispetto a un altro in termini di dollari, allora la valuta locale è sopravvalutata o sottovalutata. Tuttavia, questa visione è una semplificazione grossolana che ignora i fondamenti economici essenziali, soprattutto dal punto di vista della Scuola Austriaca. 1. Il prezzo è soggettivo e dipende da molteplici fattori Dalla teoria soggettiva del valore di Carl Menger, sappiamo che il prezzo di un bene non è un valore assoluto, ma il risultato di molteplici valutazioni individuali. L'indice Big Mac presuppone erroneamente che il prezzo di un hamburger possa riflettere il livello generale dei prezzi di un Paese. Ma i prezzi
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