di EUGENIO CAPOZZI
Il bis-pensiero (“doublethink”) descritto da Orwell in “1984” non è soltanto la caratteristica fondamentale della propaganda nei regimi totalitari, ma sta alla radice di tutte le ideologie, che sono forme di falsificazione sistematica della realtà e della stessa nozione di verità.
Chi predica o abbraccia un’ideologia non soltanto crea un mondo fittizio e alienato dal reale, ma soprattutto pensa, parla, agisce in maniera strutturalmente contraddittoria, negando e affermando contemporaneamente o in successione concetti incompatibili, rendendo pensiero, linguaggio e azione puramente strumentali a un fine il cui fondamento è completamente fuori da ogni vaglio critico della ragione, ma è una pura decisione, affermazione di forza.
Chi vuole comprendere come nasce e agisce il bis-pensiero ha davanti a sé da quasi due anni un formidabile campo di osservazione “in diretta” costituito dalla propaganda del regime emergenziale covidista. Il quale costantemente predica un concetto e il suo contrario, afferma e nega, senza che gran parte dei cittadini-massa ai quali si rivolge notino e gli facciano notare le sue continue, flagranti incoerenze: perché essi rispondono non alla logica, ma al puro meccanismo stimolo-risposta indotto dal circolo vizioso tra paura e richiesta di protezione, mobilitazione e isolamento dei capri espiatori che liberano dall’angoscia.
In base a questa totale impermeabilità all’esame razionale dei problemi, che l’ideologia sanitocratica ha raggiunto, la sua comunicazione può contemporaneamente lanciare in questi giorni due messaggi che cozzerebbero radicalmente tra loro. Da un lato il regime dice ai suoi sudditi “Stiamo tornando alla normalità grazie ai vaccini e ai «green pass»” (ignorando totalmente che molti stati sono tornati alla normalità con tassi di vaccinazione inferiore, e senza aver adottato alcuna discriminazione verso chi sceglie di non vaccinarsi). Dall’altra, simultaneamente, dice “I casi risalgono, l’emergenza continua: quindi non solo dobbiamo mantenere il green pass e costringere ancora più gente a vaccinarsi, ma forse potremo ancora decretare restrizioni alla vita sociale, e tutti dovrete vaccinarvi di nuovo un numero indefinito di volte”.
Insomma: tutto va bene ma va anche male; siete protetti ma non lo siete (più, abbastanza); le nostre misure funzionano, ma non funzionano più, quindi dobbiamo mantenerle e rinforzarle ulteriormente; i vaccini proteggono ma non proteggono abbastanza contro le “varianti”, quindi dovrete assumerli di nuovo, sempre gli stessi. Il tutto non si sa fino a quando, perché quando finisce l’emergenza e ricomincia la normalità lo decideremo noi in base a criteri che non siamo tenuti a esplicitare.
Un groviglio mentale di cui si potrebbe trovare l’eguale solo nei discorsi dei pazienti di un ospedale psichiatrico. Eppure viene emesso quotidianamente, 24 ore su 24, in loop da quasi tutti i media del nostro paese. E gran parte dei cittadini-massa non riflette minimamente sulla non-logica che sta alla sua base. Semplicemente crede, lasciandosi avvolgere dal calore dell’affidamento cieco e della mobilitazione (perché “siamo in guerra”).
E chi ragiona, chi dubita, chi confuta, chi pretende di esercitare le proprie libertà fondamentali è un esecrabile nemico del popolo, da isolare e reprimere senza pietà.