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Il “comma” 22 dell’indipendentismo veneto

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MONDOdi ENZO TRENTIN

La terapia delle situazioni paradossali è assai più difficile della diagnosi della confusione che esse creano. Ciò è dovuto soprattutto alla natura spesso insensata, assurda o apparentemente disonesta della loro risoluzione.

Un paradosso strutturalmente simile, ma alquanto più insostenibile, è evidente in un fittizio assetto militare, vale a dire nel romanzo di Joseph Heller, Comma 22. Yossarian, un pilota della seconda guerra mondiale, membro di una squadriglia da bombardamento statunitense di stanza nel Mediterraneo, sente di incominciare a impazzire sotto lo stress disumano delle quotidiane missioni di guerra. L’unica via d’uscita, oltre a quella di farsi uccidere in combattimento, sarebbe di essere comandato a terra per ragioni psichiatriche. Yossarian comincia a esplorare questa possibilità con l’ufficiale medico di volo, il dottor Daneeka, usando come esempio un altro pilota, un certo Orr:

«È pazzo Orr?»

«Certo che lo è.», disse il dottor Daneeka.

«Puoi esonerarlo?»

«Certo che posso. Ma prima lui deve chiedermelo. Questo fa parte della regola»

«E allora perché non te lo chiede?»

«Perché è pazzo», disse il dottor Daneeka. «Deve essere pazzo per il fatto stesso che continua a volare dopo aver sfiorato la morte così tante volte. Certo, posso esonerare Orr. Ma prima deve chiedermelo lui.»

«Questo è tutto quello che deve fare per essere esonerato?»

«Questo è tutto. Basta che me lo chieda.»

«Allora, dopo che lui te l’ha chiesto, puoi esonerarlo?»

«No, dopo non posso esonerarlo.»

«Vuoi dire che c’è un comma?»

«Certo che c’è un comma», rispose il dottor Daneeka. «Il Comma 22. “Tutti quelli che desiderano di essere esonerati dal volo attivo non sono veramente pazzi”.»

Yossarian fu molto impressionato per l’assoluta semplicità di questa clausola del Comma 22 e si lasciò sfuggire un fischio pieno di rispetto.

Prima di proseguire è necessaria una precisazione sull’uso che in questo testo si fa della parola: Comma. Si tratta qui, in sostanza, di un gioco di parole intraducibile. Yossarian usa la parola Catch che significa “trucco”, “tranello” e che corrisponde al titolo del libro in inglese: «Catch-22»; cioè il ventiduesimo comma, ma, in realtà, trucco o tranello, nei regolamenti dell’aeronautica militare. Ovvero soltanto un tranello [catch] e cioè il Comma 22 che, come lo riassume lo stesso autore del romanzo, specifica: «che la preoccupazione per la propria salvezza di fronte a pericoli che fossero reali e immediati era la reazione normale di una mente razionale. Orr era pazzo e avrebbe potuto essere esonerato dal volo. Tutto quel che doveva fare era di fare domanda; e non appena ne avesse fatto domanda, non sarebbe più stato pazzo e avrebbe dovuto continuare a volare. Orr sarebbe stato pazzo se avesse compiuto altre missioni di volo e sano di mente se non lo avesse fatto, ma se fosse sano di mente avrebbe dovuto compiere altre missioni di volo. Se volava era pazzo e non doveva più volare; ma se non voleva volare era sano di mente e doveva volare.»

Il mondo della guerra e qualunque mondo che utilizzi la violenza totalitaria è di per sé pazzo, e in esso la salute mentale diventa una manifestazione di follia o di cattiveria. Che la scena sia la cabina di pilotaggio di un bombardiere, o un tribunale popolare che dispensa la giustizia più reazionaria o più rivoluzionaria, o un Parlamento di nominati ed illegittimi (si confronti la sentenza della Corte costituzionale del dicembre 2013) come quello oggi insediato in Italia. I valori umani e le leggi della comunicazione vengono rovesciati e il buio della confusione scende sia sulle vittime che sui carnefici.

Il giorno in cui gli indipendentisti pretenderanno di appellarsi all’art. 10 della Costituzione: «L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.», i “dottor sottile” italioti obbietteranno un Catch-22: «Sì, ma… l’Art. 5, recita: La Repubblica, una e indivisibile.». È un’operazione già in atto da parte della cosiddetta dizinfomacja prodotta dagli aparatchik. Di seguito un paio d’esempi. Il 30 maggio, presso l’università di Verona, s’è tenuto un interessante Convegno dal titolo: “Sovranità Popolare, Corti e Pluralismo Normativo: Il Referendum Come Via Alla Secessione”. Oltre a docenti italiani vi hanno partecipato due docenti scozzesi dell’Università di Edimburgo: Chris Himsworth e Elisenda Casanas Adam, e due docenti catalani dell’Università di Barcellona: Josep Maria Castellà Andreu, e Marc Carrillo dell’Università di Barcellona Pompeu Fabra. Ai nostri precisi quesiti, formulati al di fuori dei lavori del convegno:

1)    dai lavori, è emerso che l’esercizio della sovranità popolare sopravanza la cosiddetta democrazia rappresentativa?

2)    se sì, attraverso quali modi o strumenti (referendum)?

il dott. Matteo Nicolini, componente della segreteria organizzativa, ha avuto la gentilezza di rispondere per iscritto quanto segue:

LEONE SANMARCO«D’accordo con il Prof. Francesco Palermo [componente del comitato scientifico. Ndr], penso si possano così riassumere le sue domande: pare chiaramente essere emersa la prevalenza della Costituzione sulla sovranità popolare, a meno di rotture (sempre possibili in via di fatto) dell’ordinamento. Le forme di esercizio diretto della sovranità popolare sono ammissibili solo nei limiti della Costituzione, pertanto più questa è garantita, dettagliata e giustiziabile, minori sono gli spazi per un negoziato politico sull’integrità territoriale dello Stato.

Gli atti dei lavori dovrebbero essere pubblicati (non a brevissimo) nella collana e sul sito del devolution-club www.devolutionclub.it».

Insomma ci siamo trovati di fronte all’ennesimo convegno “istituzionale” che non dice nulla di nuovo. La risposta di cui sopra non è ambigua. Persiste il fatto che la sovranità popolare di cui al Comma 2 dell’Art. 1 della Costituzione italiana è solo un infiocchettamento senza alcun effetto concreto.

Non bastasse, presso l’Associazione Piccole Iindustrie di Vicenza, il 17 giugno, c’è stata la presentazione dell’opera “Cittadinanza attiva e qualità della Democrazia“. Autore il  Prof. Giovanni Moro che, supportato da Prof. Marco Almagisti, Docente Scienza Politica Università di Padova, e dalla dott.ssa Antonella Valmorbida, Direttore di ALDA Europe (Associazione delle Agenzie per la Democrazia Locale), hanno sostenuto la tesi del libro: «La partecipazione civica continua ad aumentare proprio mentre quella elettorale è in progressivo calo, L’attivismo organizzato dei cittadini nell’arena pubblica, tuttavia, risulta ancora scarsamente indagato e il volume si propone di colmare questo vuoto. L’autore analizza il fenomeno ponendolo in relazione con la crisi del paradigma tradizionale della cittadinanza democratica e descrivendone gli effettl in termini di qualità della democrazia.». Insomma, questa visione promuove la democrazia partecipativa, ma è assolutamente contraria alla democrazia deliberativa o diretta.

Al momento in cui scriviamo la Commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato un emendamento dei relatori che riscrive l’articolo 117 della Costituzione, che definisce le competenze legislative di Stato e Regioni. In esso c’è il Sì alla clausola della salvaguardia dell’interesse nazionale. E non c’è nessun motivo di dubitare che il Parlamento (di nominati ed illegittimi) l’approverà. Se i legislatori legiferano su di loro stessi siamo di fronte ad un Catch-22. Se e quando si terrà il referendum per l’indipendenza del Veneto, esso sarà svuotato di qualsiasi significato ed effetto.

È un Catch-22 cheil referendum sull’autonomia del Veneto (legge regionale 15/2014) abbia un costo stimato in circa 4 milioni di Euro, già coperti da tagli qui e là al bilancio regionale (soldi pubblici), mentre quello sull’indipendenza costerebbe 14 milioni di Euro che devono essere coperti con libere donazioni. È un Catch-22 che il Presidente del Veneto LucaZaia (sedicente indipendentista) abbia affidato l’incarico di seguire il processo attuativo della legge regionale  16/2014 (sull’indipendenza del Veneto) all’assessore regionale leghista Roberto Ciambetti  (Bilancio ed enti locali. Altro sedicente indipendentista.) il quale ha dichiarato: «Il referendum  si terrà, come dice la norma, quando avremo raccolto 14 milioni di euro, visto che non possiamo né vogliamo assolutamente attingere a risorse pubbliche. Prima si raccolgono i soldi, poi si fa il referendum sull’indipendenza.»Tsz! 

Infastidita dalla presenza dei cittadini la Casta dei non eletti si barrica sempre di più nelle istituzioni e soprattutto in Parlamento. Quest’ultimo è considerato la loro Bastiglia. Capeggiati da un ducetto chiacchierone e nominato, continuano a legiferare impunemente su loro stessi e sulle loro prerogative. Ambiscono come sempre alla nomina e non certo alla democratica elezione per cui si cuciono su misura la legge elettorale. Le classi dominanti non tollerano che si dubiti della legittimità dei loro privilegi.

Al lato opposto i cittadini, oppressi, introiettano l’ombra degli oppressori e seguono i loro criteri, hanno paura della libertà, perché essa, comporta l’espulsione di quest’ombra, esige che il vuoto da lei lasciato sia riempito con un altro “contenuto”, quello della loro autonomia, della loro indipendenza, o della loro responsabilità, senza la quale non sono liberi. La libertà, che è una conquista e non un’elargizione, esige una ricerca permanente. Ricerca permanente che solo esiste nell’atto responsabile di colui che la realizza. Nessuno possiede la libertà, come condizione per essere libero; al contrario, si lotta per la libertà perché non la si possiede.

A centinaia, oramai, i cittadini si suicidano perché non hanno più la forza di lottare; di resistere ad uno Stato vessatorio. Malgrado tutto, una regola democratica vuole che le leggi che concernono i legislatori passino al voto popolare sempre esenza complesse procedure burocratiche:

  • legge elettorale? Passi a referendum.
  • modifica costituzionale? Passi a referendum.
  • legge che concerne i legislatori? Passi a referendum.
  • Modifiche agli Statuti degli Enti Locali? Passi a referendum.

In Svizzera, questa prassi esiste già: si chiama “referendum obbligatorio” e in alcuni Cantoni scatta non solo per le leggi elettorali e le modifiche costituzionali, ma anche per leggi o per le delibere dei Comuni che implicano spese rilevanti.

Sicuramente la nostra visione è radicale: siamo impegnati nella liberazione degli uomini, non ci lasciamo prendere dentro i “circoli di sicurezza”, in cui anche la realtà viene imprigionata. E siamo tanto più radicali quanto più ci si inserisce in questa realtà, per poterla meglio trasformare, conoscendola meglio. Non abbiamo timore di affrontare, non abbiamo timore di ascoltare, non abbiamo timore che il mondo ci sia disvelato.

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