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Il conte di montecrypto, un romanzo solido che parla di libertà

Da leggere

di MARCO PERUZZI

Diciamo subito che questo è un libro che già dalle prime pagine ti fa capire che non avrai pace finché non finirai di leggerlo. Ti scappa via così velocemente che se ti fermi un attimo per prendere una birra hai paura che il libro vada avanti da solo e che al tuo ritorno il segnalibro sia finito già una decina di pagine più avanti.

Indubbiamente, prima di ogni altra cosa, un’aperta apologia del pensiero libertario e della voglia di indipendenza e di libertà dei singoli e delle comunità, ma anche un romanzo solido e ben strutturato in cui si nota da subito la grandissima cura posta alla coerenza di ogni dettaglio e l’attenzione nel dare un preciso e forte significato anche a ogni piccola sfumatura.

Ma andiamo con ordine. La storia, piacevolmente suddivisa in numerosi capitoli di poche pagine ognuno, è quella di un ruvido ma efficientissimo investigatore privato milanese, Gildo Bacci, incaricato di trovare una misteriosa ragazza, Elisabeth, che da qualche tempo ha fatto perdere le sue tracce. Nella sua ricerca, che lo porterà in giro per il mondo, ma mai in posti qualsiasi, l’investigatore incontrerà persone che lo aiuteranno a scoprire e a ripercorrere passo dopo passo il lungo percorso verso la libertà seguito dalla ragazza, e soprattutto le continue evoluzioni del suo pensiero che, senza mai rinnegare alcuna tappa del suo viaggio, poco alla volta l’hanno portata a scelte tanto sorprendenti quanto in apparenza incomprensibili, ma che pagina dopo pagina si riveleranno con chiarezza al lettore.

Ben presto, e con sempre maggior evidenza, nella lettura si coglierà allora che è proprio la sfuggente Elisabeth, in cui è facile intuire come chi scrive abbia riposto più che qualcosa di autobiografico, la vera protagonista occulta del racconto.

Il libro va sempre dritto e veloce per la sua strada, correndo verso il bersaglio finale senza mai deviare o fermarsi neanche per un momento. L’autore evita sempre, con metodo, qualsiasi giro di parole inutili, di polpettone sociale o di predica ideologica che ti faccia venire un po’ voglia di dire “vabbè” e passare alla pagina dopo. E questa è anche un’apprezzabile forma di rispetto per il lettore, che capirà subito che nella lettura non andrà sprecato neanche un secondo del suo tempo. Certo, tra una riga e l’altra si ha sempre la netta impressione che in sottofondo voli in libertà qualche bel vaff… scagliato con vigore verso svariati e più o meno identificabili destinatari, e questo da un certo punto di vista è un po’ inquietante, ma si può anche stare ragionevolmente tranquilli che il perentorio invito non è mai rivolto a chi legge.

Non mancano certo le citazioni e i riferimenti dotti, nascosti o evidenti secondo il caso. E così tra un Arthur Conan Doyle, un Henry David Thoreau, un Gianfranco Miglio, un Murray Rothbard, un Gilberto Oneto, una Ayn Rand, un Thomas Jefferson e tanti altri (e il sottile piacere di riconoscere tra le righe del libro i loro insegnamenti) viaggiare veloci per il mondo con il nostro eroe ci regala al volo anche qualche suggerimento su cosa sarebbe saggio mettersi in biblioteca.

Nel libro, tenetevi forte, non mancano poi intense note di vibrante erotismo, anche se mai eccessive o fuori luogo. Beh, in realtà va detto che su queste cosucce l’autore si lascia un po’ andare a un certo compiacimento e ci regala qualche lussurioso dettaglio che va decisamente al di là dello stretto indispensabile per poter seguire la trama. D’altra parte, essendo il nostro intrepido Gildo un maschio adulto di Homo Sapiens nel pieno delle sue forze e in buona salute fisica e mentale, anche questi risvolti un po’ torbidi, sempre sapientemente raccontati da un punto di vista dichiaratamente e ruvidamente maschile, possono legittimamente pretendere un loro spazio nella storia. E comunque, se accettate un consiglio, mettetevi comodi e versatevi qualcosa di forte da bere quando vi avvicinate alla pagina 117. Davvero, non fatevi trovare impreparati…

Neppure mancano i riferimenti a personaggi che hanno fatto parte della vita reale dello scrittore, alcuni citati col loro vero nome altri con degli pseudonimi a volte piuttosto trasparenti e altre no. Personaggi a cui, come nel suo stile, l’autore spesso riserva, nel bene o nel male secondo i casi, giudizi sempre molto chiari e diretti, oltreché focosamente coloriti nella forma.

Ma non è tutto qui, perché questo libro, sorprendentemente, si rivela ben presto anche una ricchissima guida turistica! Non mancano infatti suggerimenti su luoghi che vale la pena di visitare, ristoranti e cibi da provare e, soprattutto, qualche idea su come e dove trovare città e isole felici in cui ci si può rifugiare e mettere al sicuro i propri beni senza avere tra le palle stati o parassiti vari che ti rompano i coglioni più del minimo indispensabile. E scusate l’esuberanza dei termini ma altrimenti non avrei reso l’idea di quanto, a questo riguardo, si può cogliere nel testo.

Che dire, in conclusione: una lettura piacevolissima e allo stesso tempo intensa e leggera che ti fa venire voglia di stappare una buona birra alla fine di ogni capitolo, ma che al contempo sai che farà fischiare le orecchie, augurandoti che gli esplodano, a tutti quelli che “lo stato siamo noi”, “la patria è una e indivisibile”, “il problema è l’evasione fiscale”, “senza lo stato chi farebbe le strade ?” e altre perle farlocche del politicamente corretto che, se mai ce ne fosse bisogno, questo libro ci aiuterà a detestare ancora di più.

Benissimo così, dunque, e… avanti con il prossimo capitolo della saga di Gildo Bacci, allora.

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QUI la versione e-book del libro

Per la versione cartacea, ordina a: libreriadelponte@tiscali.it

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