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Il coronavirus accelera la voglia di secessione dello yemen del sud

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di MARIETTO CERNEAZ

Per quanto da una zona di guerra i numeri che arrivano possano essere discutibili, la nuova crisi geopolitica arriva proprio nel momento in cui l’epidemia di coronavirus si affaccia nello Yemen: benché, ad oggi, i casi siano di poche unità, nessun esperto esclude che la pandemia possa diffondersi fra le migliaia di sfollati privi di assistenza medica.

Un trentennio dopo l’unificazione, lo Yemen del Sud potrebbe di nuovo staccarsi dal Nord, il cessate il fuoco appare inconsistente e la crisi umanitaria si aggrava. Il 26 Aprile scorso, il Consiglio di transizione del Sud(Stc), il gruppo sostenuto dagli Emirati Arabi Uniti, ha proclamato lo stato di emergenza dichiarando la necessità di auto-governo, con strutture basate nella città di Aden.

Scrivono le agenzie: “I separatisti accusano il governo centrale di Abd Rabbo Mansour Hadi di corruzione e incapacità di gestione, dopo ormai quattro anni dalla riconquista di Aden dalle mani degli Houthi. L’esecutivo riconosciuto internazionalmente e appoggiato dalla coalizione a guida saudita ha ribattuto che la secessione avrebbe «conseguenze pericolose e disastrose». La stessa alleanza che sostiene Rabbo ha chiesto la fine di ogni escalation e il ritorno allo status quo previsto negli accordi firmati in novembre a Riad, che avevano fermato le ostilità interne al campo sunnita”.

Di fatto la scelta dell’Stc approfondisce la spaccatura nella coalizione messa in piedi nel 2015 dall’Arabia Saudita per sostenere il governo contro l’insurrezione degli sciiti filo-iraniani Houthi. La fazione sostenuta dagli Emirati e la sua ala militare, le Forze di cintura di sicurezza (Sbf), contestano la presenza di un partito islamista nel governo, ma in realtà si innesta su tensioni separatiste fra il Sud post-comunista e il Nord mai risolte dopo il ritiro britannico, nel 1967. Ma la situazione è tutt’altro che lineare: le autorità delle province meridionali di Hadramout, Abyan, Shabwa, al-Mahra e dell’isola di Socotra hanno respinto la proclamazione dell’Stc, definendola “un chiaro colpo di Stato”.

Secondo alcuni analisti, invece, la spaccatura fra Emirati e Arabia Saudita sarebbe legata a interessi molto concreti, cioè lo sfruttamento delle risorse minerarie dell’area al confine con l’Oman, dove di recente sono stati scoperti giacimenti di petrolio.

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