di PIETRO AGRIESTI
Sull’onda del coronavirus l’Italia si allontana sempre più dalla liberal democrazia, dalla libertà individuale, dal libero mercato (era già lontanissima, dico si allontana ancora di più), per un sistema di economia dirigista, un’economia di comando, fortemente centralista, che potremmo paragonare all’economia fascista per stare alla nostra storia o a quella venezuelana per andare all’estero.
Gli italiani sono contenti perché se hanno avuto qualche problema col fascismo è sempre stato sulla parte “culturale”, non su quella economica. In economia sono sempre rimasti ferventi fascisti.
D’altronde c’è una forte sovrapposizione fra i programmi economici della “destra” fascista e della sinistra: fondamentalmente entrambi rifiutano la libertà individuale, il rispetto della proprietà privata, la libertà economica, il libero mercato e il sistema capitalista, favoriscono acquisizioni da parte dello Stato, chiamale se vuoi espropri, nazionalizzazioni, socializzazioni, controlli politici sui prezzi (che a questo punto non sono più prezzi, perché i prezzi nascono da domanda e offerta e servono a dare razionalità alle azioni degli attori economici, cosa che i numeretti decisi e imposti dai politici non possono fare), varie forme di protezionismo, e di pianificazione economica, e in generale la subordinazione dell’economia e degli attori economici a una politica, che non si riconosce limiti e fondamentalmente si riserva di fare un po’ quel che vuole, come le gira.
Di fatto se uno legge il libro della Murgia su come riconoscere i fascisti, si vede che punta tutto su razzismo, omofobia, sessismo, etc., e tratta ben poco l’economia o il ruolo dello stato nella vita delle persone e della società; quando poi tocca l’economia, classifica l’economia fascista come antifascista e il libero mercato come fascista. Non è un problema solo suo: gli antifascisti in servizio permanente non riconoscono il fascismo nella costruzione di uno Stato sempre più invadente, tendenzialmente totalitario, che non rispetta le libertà individuali e la proprietà privata, e in un’economia corporativa e dirigista. Per loro essere fascisti è dire “I grab them for the pussy”, o “meglio un figlio morto che gay” (citazioni di Trump e Bolsonaro) mentre invece il totalitarismo va bene. Se ne deduce che per loro se al fascismo metti un arcobaleno diventa antifascismo.
Quindi, oggi, gli italiani possono essere felici e festeggiare perché i loro sogni si realizzano: c’è un governo che non è razzista o omofobo, quindi che non è fascista, e che delle libertà individuali, della proprietà privata, del libero mercato, della autonomia della società civile, non sa che farsene, e sta costruendo una economia fascio-venezuelana.
Giustissime quelle virgolette al termine “destra”. Quella vera è il liberalismo, l’unica forma di pensiero autenticamente antifascista.
Caro Aleesandro, grazie di cuore per quanto arrivato da Fabio. In arrivo il libro di Milei