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Il fascismo “Verde” che piace tanto alla sinistra nazicomunista

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di PIETRO AGRIESTI

In Germania i Verdi sono il partito della repressione del dissenso e della libertà di espressione. Il ministro dell’Economia Robert Habeck, dei Verdi appunto, ha presentato per anni denunce contro i suoi critici online.

Ad agosto 2024, aveva presentato 805 denunce di questo tipo – ben oltre la metà del totale delle denunce presentate da tutti i ministri dal settembre 2021. La maggior parte delle altre (513) sono state presentate dalla sua collega dei Verdi, il ministro degli Esteri

Annalena Baerbock, co-leader of the German Greens party.

Annalena Baerbock. Questi loro atti di repressione sono stati parte di una campagna molto più ampia da parte del defunto governo e dei suoi alleati ideologici per zittire i critici, e nell’insieme i casi sono stati troppo numerosi per tenerne traccia.

La polizia ha perseguito gli agricoltori che avevano affisso cartelli in cui si rifiutavano di fare affari con gli elettori dei Verdi. Hanno perquisito la casa di un uomo d’affari bavarese perché esponeva manifesti satirici che prendevano in giro Habeck, Baerbock e altri esponenti di spicco dei Verdi.

Dare del “cretino” a Habeck sui social media può costare 2.100 euro di multa; dare del “ministro degli Esteri più stupido del mondo” a Baerbock può costare 6.000 euro. Tutto questo fa parte della nuova politica tedesca post-Covid.

Nel 2020, la stampa tedesca poteva ancora denunciare Vladimir Putin per aver osato multare chi lo derideva su Internet. “In Germania”, potevano ancora dire i giornalisti, “le osservazioni sprezzanti sui politici sono protette dal diritto alla libertà di espressione”.

Ecco per esempio cosa scriveva Ntv nel 2020:

  • “Lo slogan «Putin è un ladro» è uno dei più diffusi gridi di battaglia dell’opposizione in Russia. Una formulazione «assolutamente offensiva», come ha detto una volta Dmitry Peskov, portavoce del leader del Cremlino Vladimir Putin. Ma l’espressione è ancora una delle più innocue. Soprattutto sui social network, gli insulti selvaggi contro il presidente sono molto diffusi”.
  • In risposta, nella primavera del 2019 il Parlamento ha approvato una legge che rende più facile punire gli insulti contro il presidente e i simboli dello Stato. È passato un anno da allora e, dal punto di vista degli attivisti per i diritti umani, la legge è servita soprattutto a reprimere la diversità di opinione, a perseguitare politicamente le persone, a incutere loro paura e a promuovere l’autocensura. «La legge è stata promulgata per proteggere l’onore e la dignità del presidente», afferma Stanislav Selesnev, avvocato dell’organizzazione per i diritti umani Agora… Ha trovato 51 casi in cui sono stati avviati procedimenti a causa di commenti sprezzanti su Putin. Il pensionato Anatoly Lileykin ha definito Putin un «criminale» che si mantiene al potere falsificando le elezioni. Per questo, un tribunale … gli ha imposto una multa di 70.000 rubli (circa 850 euro). …In Germania e in altre democrazie occidentali, le osservazioni sprezzanti sui politici sono protette dal diritto alla libertà di espressione…
  • Secondo l’analisi di Agorà, i commenti dei cittadini su Internet… vengono tracciati. E le denunce sono molto diffuse. Informatori fedeli al Cremlino setacciano Internet per scovare chi critica Putin. Finora sono state comminate multe per un totale di oltre 1,6 milioni di rubli, di cui più di due terzi per commenti su Putin, come ha calcolato Selesnjow… «Sono convinta che questa legge esista per creare autocensura e paura tra la gente», afferma l’esperta di media Galina Arapova. «Si sta facendo di tutto per far sì che le persone si mordano la lingua – e se si lamentano, dovrebbero farlo a casa nelle loro cucine, ma mai in pubblico», afferma la direttrice del Centro per la protezione dei mezzi di comunicazione di massa di Mosca. La nebulosa formulazione della legge non pone limiti. Esperti come Arapova ritengono che l’obiettivo fin dall’inizio fosse quello di arginare le crescenti critiche… Grazie a questo genere di sanzioni dissuasive, il provvedimento sotto questo aspetto è stato un successo. L’attivista per i diritti umani Selesnev sospetta che, vista l’insoddisfazione diffusa causata dalla crisi economica, aumenteranno anche le critiche al Cremlino. In tal caso, in futuro le pene saranno ancora più severe”.

Cosa possiamo dire? Stiamo diventando più simili alla Russia di Putin, stiamo adottando misure per monitorare la discussione online, vagliarla e censurarla, degne della Russia e direi anche della Cina. Stiamo tornando ai reati d’opinione che eravamo orgogliosi di avere ormai quasi del tutto abolito.

Molte voci critiche durante il Covid hanno attaccato l’atteggiamento sottomesso della stampa mainstream, rilevando che in un periodo di poteri straordinari usati a più non posso sull’onda dell’emergenza e di governi di unità nazionale quasi senza opposizione, la stampa avrebbe dovuto essere all’opposto particolarmente vigile, per esercitare almeno lei un ruolo di controllo su cosa si combinava con questi super poteri senza opposizione. Avevano evidentemente ragione.

L’esperienza insegna che da ogni emergenza si esce con meno diritti civili e politici e meno libertà individuale, che ad ogni emergenza i governi si arrogano una serie di poteri straordinari “temporanei” che in realtà non se ne vanno più, o approfittano della situazione per fare passare provvedimenti che normalmente incontrerebbero una forte opposizione. Anche dall’emergenza Covid come previsto siamo usciti con meno libertà. Il Covid ha sdoganato la repressione del dissenso mascherata da lotta alla disinformazione, giustificata con ragioni di salute pubblica. Finito il covid – al netto di qualche tentativo della stampa igienica di resuscitarlo – tutto questo è in gran parte rimasto. Fra le eredità del Covid c’è un grado di controllo politico della discussione pubblica online prima considerato inaccettabile. Il Covid ha modificato la sensibilità diffusa e smantellato quel poco di difese che avevamo su questo piano. Quello che diciamo viene tracciato, monitorato, censurato e persino sanzionato, molto molto più di prima.

Inoltre ha fatto scuola anche in questo senso: si è diffuso l’uso di un gergo sanitario, per presentare altri problemi come epidemie, infezioni, virus, etc.. necessari di provvedimenti per limitare il contagio e bloccare la propagazione della malattia. Tra questi proprio la disinformazione, che viene descritta continuamente con questo tipo di linguaggio, nonostante sia completamente fuorviante pensarla in questi termini. Ma si tratta di una mossa funzionale a presentare la questione come se fosse tecnico scientifica, e dunque da risolvere consultando gli appositi esperti e seguendo i loro dettami, rispetto a cui ogni opposizione è terrapiattismo.

Come in Russia e come in Cina, la politica riduce l’autonomia e l’indipendenza delle imprese private e ne dispone come di un apparato per implementare le politiche desiderate, in un sistema sempre più dirigista e fascistoide. Il paradosso è che politiche che modificano in senso russo o cinese il nostro sistema politico vengono presentate come anti russe e anti cinesi. Politiche chiaramente antidemocratiche e illiberali vengono presentate come per difendere la democrazia.

La resistenza a queste politiche fascistoidi viene presentata come estremismo di destra e fascismo. Il sostegno a queste politiche viene dalla sinistra sedicente antifascista. È tutto molto orwelliano. Non è un caso poi che in cima alla lista dei sostenitori di nuovi reati d’opinione e della criminalizzazione del dissenso ci siano i Verdi, cioè i sostenitori di politiche green che possono avanzare solo sull’onda di imposizioni autoritarie, perché appena si lascia un qualsiasi grado di libertà quasi tutti girano i tacchi e si precipitano in direzione contraria.

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