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Il grillino Nazicom, l’obbligo vaccinale e la sospensione degli insegnanti

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di EUGENIO CAPOZZI

Il ministro per i rapporti col parlamento D’Incà (5 stelle), in rappresentanza di quello dell’istruzione Bianchi, ha giustificato così alla Camera la prosecuzione dell’incostituzionale discriminazione verso gli insegnanti non vaccinati, a cui si impedisce ancora di tornare a fare il loro lavoro:

  • “La motivazione di tale decisione sta nella speciale rilevanza che la figura del docente riveste nella comunità educante. La violazione di un obbligo non può restare privo di conseguenze. Si tratta di un messaggio forte che si è voluto dare ai nostri giovani. Gli insegnanti inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti. Il puro e semplice rientro in classe avrebbe comportato un segnale altamente diseducativo, per questo si è dovuto trovare un ragionevole equilibrio tra il diritto degli insegnanti non vaccinati di sostenersi e il loro dovere di non smettere di fornire il corretto esempio”.

Si tratta di parole di una gravità inaudita, se possibile ancora più vergognose della violenta discriminazione che tentano ridicolmente di motivare. Parole che in qualsiasi paese appena civile susciterebbero scandalo, ma che nell’Italia del regime draghiano passano nella più totale noncuranza, come fossero normali, per un popolo asservito che ormai si è abituato a qualsiasi abominio.

Con queste parole il governo rivendica apertamente che lo scopo della discriminazione verso chi non accetta di farsi imporre dallo Stato col ricatto un trattamento sanitario è quello di umiliare i disobbedienti, degradarli, privarli della dignità, dando un chiaro messaggio “educativo” agli studenti: “guardate che fine fa chi non china la testa, chi non dice signorsì. Imparate a essere un gregge di pecore zitte e buone, non vi permettete di pensare con la vostra testa e di contestare leggi che la vostra coscienza considera ingiuste”.

In questa “giustificazione” disgustosa si riassume tutto il senso dell’abiezione morale e civile in cui la dittatura tecno-sanitaria ha precipitato la nostra società. Un’abiezione in questi giorni evidente anche nelle tante dichiarazioni di piccoli gerarchi del regime che si lamentano della fine (in realtà purtroppo per nulla immediata, né scontata, ma molto parziale) del green pass, perché a loro avviso così non si pone fine a una intollerabile violenza ma si “premiano i no vax”.

Infamità frutto di un regno dell’ingiustizia sadica in cui ogni bassezza è stata sdoganata.

Questo sarebbe il paese che vorrebbe difendere i principi del “libero Occidente”… Se non smantelliamo completamente questo castello perverso, della libertà non siamo degni nemmeno di pronunciare il nome.

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2 COMMENTS

  1. “La violazione di un obbligo non può restare priva di conseguenze”. Quindi se un governo cretino obbligasse gli insegnanti al suicidio o all’omicidio, si dovrebbe considerare giusta la mancata retribuzione di chi si rifiuta di adempiere a tali assurdi obblighi. “Gli inadempienti disattendono il patto sociale ed educativo su cui si fondano le comunità nelle quali sono inseriti.” Ma di quale patto parlano questi cialtroni? Quale docente di ogni ordine e grado ha sottoscritto un patto che prevede il trattamento sanitario obbligatorio? E’ forse più diseducativo il rispetto della costituzione e dei trattati internazionali in luogo della loro violazione per seguire un decreto? La gerarchia delle fonti normative la conosce il politico che in campagna elettorale chiedeva ipocritamente “onestà”? Ipocrisia ribadita dalla chiosa finale dove falsamente si riconosce “il diritto degli insegnanti di sostenersi”. E come si garantisce tale diritto se non li si retribuisce? Dove sarebbe il “ragionevole equilibrio” in presenza di un’aperta e sfacciata discriminazione? “Fornire il corretto esempio” sarebbe per qualcuno subire ogni imposizione anche se apertamente anticostituzionale o comunque disumana? Evidentemente i docenti che nel ventennio mussoliniano rifiutarono il giuramento di fedeltà erano solo dei diseducatori in quanto violavano un obbligo. E bisognava “dare un segnale” come avrebbe detto all’epoca Roberto Federico D’Incarinacci: un “giusto e forte messaggio” dove il termine “giusto” è una palese negazione dello “ius”. Chi chiede il rispetto della legge di base “non fornisce il corretto esempio.” Voglio proprio rivedere il Farinacci odierno riarmare la sua campagna elettorale al grido di “onestà, onestà, onestà”. L’unico problema, professor Capozzi, è che non riusciremo mai a smantellare quello che Lei giustamente definisce “castello perverso”; ha usato l’avverbio “completamente” ma temo non riusciremo neanche parzialmente. Gli indegni di pronunciare il termine “libertà” hanno a mio parere già vinto. Buon per tutti, anche per me, se dovessi essere in errore.

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