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Il kapò a cui piacciono le tasse e la spesa pubblica

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di MATTEO CORSINI

“I bilanci devono essere sostenibili. Su questo non c’è dubbio. Ma non si risanano i bilanci guardando solo al lato della spesa. Occorre investire per stimolare la crescita e con la crescita le entrate fiscali. In Europa sono tutti molto veloci quando si tratta di tagliare la spesa. Ma molto lenti quando si deve allargare la base imponibile, come dimostrano le esitazioni sulla tassa per le transazioni finanziarie o la difficoltà nel tassare le multinazionali là dove fanno i profitti. Anche questo alimenta il populismo”. Martin Schulz, presidente uscente del Parlamento europeo, è il classico socialista che vede nella spesa pubblica (per investimenti, ovviamente!) la via alla soluzione della lunga crisi di diversi Paesi europei.

E se serve far quadrare i conti, meglio aumentare le tasse. Schulz arriva perfino ad affermare che in Europa “sono tutti molto veloci quando si tratta di tagliare la spesa”. Basandosi su queste affermazioni, chi venisse da un altro pianeta si farebbe l’idea di trovarsi al cospetto di Paesi con un governo di dimensioni minime, ma i numeri smentiscono quanto sostenuto da Schulz. Seppur con qualche differenza, nella maggior parte dei Paesi aderenti all’Unione europea la spesa pubblica è attorno al 50% del Pil e non ha subito diminuzioni complessive negli ultimi anni. Al più qualche ricomposizione.

Quanto alle tasse, c’è chi ne paga parecchie, ma non per colpa di chi ne paga poche; se la base imponibile fosse più ampia, non vi sarebbero aliquote più basse, bensì un aumento della spesa.

Quindi se si tratta di tagliare la spesa tutti sono probabilmente veloci a parole, ma non certo nei fatti.

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